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La terapia dell’ulcera flebostatica o venosa degli arti inferiori
 

La terapia di un’ulcera venosa si basa su alcuni capisaldi .

Questi sono: terapia della causa ( eleminazione o risuzione della causa ) e terapia della lesione.

1. trattamento di base

2. terapia medica .

3. elastocompressione

4. medicazione topica

5. chirurgia

6 Ossigenoterapia normobarica

7 scleroterapia

8 Consigli igienico dietetici e fisici e postural

 

 1. Il trattamento di base deve considerare il paziente nella sua globalità, per cui molta importanza ha il suo stile di vita, la sua attività fisica, il suo lavoro, la presenza di obesità, diabete o altre malattie concomitanti.

2. La terapia medica agisce con  farmaci che agiscono sulla parete delle vene, sul  tono venoso, l’aumentata permeabilità capillare, l’edema, la ridotta attività fibrinolitica, l’incremento del fibrinogeno plasmatico, le anomalie della funzione leucocitaria, il controllo del dolore e delle sovrainfezioni, le malattie concomitanti.

Una buona efficacia è pòosseduta dai bioflavonoidi  e non dimentichiamo che gli estratti del mirtillo sono molto utili per le parti delle vene e delle arterie

3. La elastocompressione  è efficace in tutti i pazienti portatori di un’ulcera venosa causata da stasi non altrimenti eliminabile. Se la insufficienza venosa è data da insufficienza della vena safena grande o piccola chiaramente più che ricorrere alla elastocompresione si deve passare alla terapia chirurgica. La elastocmpressione viene magnificata dal movimenti. Meglio il movimento attivo ma anche il passivo serve. Trattasi di una pompa muscolare che si potenzia con la elastocmpressione.

Nella fase acuta dell’ulcera è preferibile una compressione fatta con bende anelastiche, con bende all’ossido di zinco o con un bendaggio multistrato. Questi bendaggi si possono lasciare in sede anche una settimana ma meglio cambiarlo almeno ogni 3 giorni per fare respirare la ulcera. In questa maniera si fa diminuire l’essudato e si evita che l’essudato provochi macerazioni. La compressione mediante calze elastiche è utilizzata iin qualsiasi caso in cui vi sia una insufficienza venosa con edema e dermatite e linfostasi anche per prevenire le recidive

Si possono usare  calze della 2° classe di compressione ma ossono essere usate anche di prima classe . Dobbiamo considerare che una calza da seconda calsse non è piacevole da indossare, sia per persone giovani che di una certa età.

 Nei pazienti anziani o quando coesistono problemi di mobilità articolare può essere più facile far indossare due calze sovrapposte l’una sull’altra della 1° classe di compressione.

4. la medicazione topica dell’ulcera venosa deve assicurare la detersione della stessa, la conservazione del microambiente, la protezione dagli agenti infettanti e la stimolazione dei meccanismi riparativi cellulari.

Il consiglio è sempre di agire globalmente in maniera razionale per promuovcere con piu azioni e fattori la guarigione e la granulazione dei tessuti.

Quindi anche senza passare alla chirurgia dobbiamo abbinare spesso o quando se ne rende utile  lo “sbrigliamento” o “debridement”, che può essere autolitico o enzimatico o meccanico, atto a rimuovere il tessuto necrotico con le componenti essudative e la correzione delle alterazioni del microambiente. Di medicazioni simili e che mirano ad ottenere gli stessi effetti ve ne sono molte  anche perche la patologia è frequente e tutte le ditte farmaceutiche ne traggono utili vantaggi economici .

L’esperienza dimostra che ogni soggetto ha una sua risposta individuale.  Non tutte le persone rispondono nelle stessa maniera e negli stessi tempi. Un farmaco può dare vantaggi per un certo period e poi non avere piu benefici per cui conviene cambiare. Spesso nel corso della terapia si cambia il tipo di farmaco e questo non vuole dire che la terapia attuata non sia quella giusta ma solo che è giusta per un certo periodo e poi l’organismo si abitua e non risponde piu in maniera ottimale

Nella storia naturale dell’ulcera si possono avere periodi con fae necrotica, fibrinosa, essudante, infetta, detersa, ganuleggiante, in fase di riepitelizzazione.

Solo quando la lesione si superficializza, si può ricorrere alle medicazioni cosiddette biologiche, utilizzando delle sottili pellicole a base di cellulosa o di acido jaluronico, che da una parte esercitano una funzione protettiva, impedendo l’infezione dell’ulcera, dall’altra forniscono un buon supporto per la migrazione e la proliferazione delle cellule basali dell’epidermide, mantenendo un adeguato livello di umidità, che evita l’essiccamento della lesione

5. La terapia chirurgica dell’ulcera mira a risolvere due problemi a) la correzione dell’insufficienza venosa superficiale, qualora presente  sia con la safenectomia che con lo striipping breve e sia con la legatura mirata di perforanti isnufficienti

b) la copertura dell’ulcera mediante innesti di cute, non solo autologa, ma anche omologa, allo scopo di ridurre i tempi di guarigione.

6) La ossigenoterapia normobarica è una ossigenoterapia localizzata, distrettuale che risulta la terapia più semplice e con maggior efficacia dopo la terapia chirurgica, sia per favorire la granulazione sia per far attecchire I trapianti.

Per tale terapia fare riferimento al sito www.mpsystem.info in cui si parla di tale terapia e del dispositvo medico ULCOSAN . Esso rappresenta l’unico dispositivo brevettato, certificato e registrato press oil Ministero della Salute che è presente dal 2003 sul mercato italiano

7 La scleroterapia della vena nutrice dell’ulcera o di altre vene perforanti insufficienti può trovare la sua indicazione in casi selezionati sotto guida ecografica, anche se è presente un’ulcera aperta.  Deve essere compiuta solo da medici esperti in qaunto una scleroterapia non ottimale può portare a lesioni maggiori per necrosi di tessuti periulcera

8) Lo stile di vita è poi fondamentale e quindi vale sempre il consiglio di una vita sana con movimenti attivi periodici e costanti. Si deve poi evitare di stare in stazione eretta troppo a lungo.    ( specie per le pazienti di sesso femminile abituate a stirare a lungo) .

I movimenti attivi e passivi sono poi sempre consigliati per le persone con difficoltà la movimento. La terapia fisica può migliorare la mobilità articolare della caviglia, spesso compromessa in questi pazienti portatori di ulcera venosa da lunga data e servono da pompa muscolare. Utile la biciletta da casa o la pedaliera servoassistita che da possbilità di movinenti servoassistiti e quindi meno impegnativi per la persona anziana

 
Ulcera flebostatica o venosa: di cosa parliamo….
 

L’ulcera flebostatioca è una lesione cutanea cronica che non tende a guarigione spontanea, che ha difficoltà a riepitelizzare e che tende a recidivare  con elevata frequenza o a presentarsi in sede contigue o in alter zone dell’arto inferiori. L’ulcera può essere  unica o plurima, presenta di solito una forma irregolare, ha il fondo ricoperto da un essudato giallastro, ha margini ben definiti, può essere circondata da cute eritematosa o iperpigmentata e liposclerotica.

Le ulcere possono variare  in dimensione e sede, ma nei pazienti affetti da varici si osservano abitualmente nella regione mediale del terzo inferiore di gamba in zona perimalleolare. Un’ulcera venosa nella parte laterale di gamba è spesso associata ad insufficienza della piccola safena.  Ma spesso ulcere le ulcere laterali sono di origine arteriosa e quindi è bene valutare bene il paziente sia obiettivamente che con un Doppler arterioso e venososo I pazienti con ulcera venosa in genere non lamentano vero dolore come I pazienti con ulcere arteriose, anche in assenza di infezione. Il dolore è aggravato dalla stazione eretta e diminuisce fino a scomparire con l’elevazione dell’arto inferiore poiche il paziente in posizione  eretta aumenta la stasi e quindi l’edema e quindi la sofferenza dei tessuti.

 Poichè l’ulcera  ha scarsa tendenza alla cicatrizzazione e alla riepitelizzazione e ha tendenza alla recidiva sia in sede che in altre sedi, il medico deve non solo pensare a fare guarire la lesion ma cercare di non avere recidive.

La ulcera è un problema per ogni persona e per I familiari . Porta il paziente ad una situazione invalidante che minano l’umore e il paziente diventa spesso depresso e sfiduciato e quindi abbisogna di un sostegno sia da parte del personale medico e infermieristico e in modo particolare dai familiari.

Il trattamento deve essere non solo chirurgico o medico  ma anche psicologico perche solo abbinando I tre aspetti di terapia si potrà avere dei risultati ottimali

 

 
Come agisce l’ossigenoterapia normobarica
 

Dal 2003 la Mpsystem si sta occupando di ossigenoterapia normobarica. Non era una novità da anni ma la MPSystem la ha resa scientifica realizzando un dispositvo certificabile in quanto la validità scientifica era data dalla repetibilità del metodo e dai risultati sostenuti dalla casistica Ma vediamo come agisce l’ossigeno in normobarismo Le le ferite croniche hanno bisogno di una elevata richiesta di sostanza che possano nutrire i tessuti e dare energia per poter guarire. La prima sostanza è cellule è l’ossigeno. Tutti sappiamo che senza ossigeno si muore e anche i tessuti e le cellule senza ossigeno muoiono . L’ossigeno non solo nutre ma serve anche a molti processi che portano alla disinfezione della ferita e a stimolare la crescita dei tessuti e in particolare del tessuto di granulazione e quindi alla reale guarigione delle ferite. Per tale motivo la mancanza di ossigeno nelle cellule è la prima causa del persistere della ferita, che quindi diventa cronica. Con la terapia topica con ossigeno si fornisce ossigeno ai vari tessuti esposti esattamente dove serve, dove il tessuto è sofferente e abbisogna di essere nutrito e stimolato. Fornendo ossigeno alla ferita si promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni, si migliora la funzione dei leucociti, si stimola la sintesi del collagene e la proliferazione dei fibroblasti. La ossigenoterapia normobarica è naturale, non è invasiva e specialmente a confronto alla terapia iperbarica, non ha alcuna controindicazioni . Nasce dalla ossigenoterapia che veniva attuata in tanti reparti e cliniche universitarie mettendo la zona che ne aveva bisogno in un sacchetto di plastica in cui insufflava l’ossigeno, anche se tiene conto dei principi derivanti dalla terapia iperbarica, di cui comunque costituisce una evoluzione. La terapia topica con ossigeno è indicata come trattamento aggiuntivo per tutte le ferite croniche, ma in particolare ulcere venose, ulcere arteriose, ferite in diabetici, ulcere da pressione, ustioni, trapianti cutanei,amputazioni. Noi abbiamo avuto ottimi risultati anche come terapia che aiuta i trapianti dopo innesti e in suture difficili per evitare infezioni e dare l’ossigeno per fare chiudere meglio le ferite. Il metodo è semplice. E’ stato come l’uovo di Colombo. Accelera i tempi di guarigione delle ferite e spesso da una reale possibilità di guarigione in alternativa ad altre terapia che difficilmente portano alla guarigione. Ma è importante come abbiamo sempre sostenuto che tale terapia alla portata di tutti, strutture ospedaliere e anche a domicilio fa risparmiare tempo e denaro alle strutture sanitarie e consentendo la terapia anche a domicilio del paziente, è economica, e non ha le controindicazioni tipiche delle camere iperbariche.

 
Terapia chirurgica nel piede diabetico
 


La chirugia  è una terapia che spesso si rende necessaria e a volte indispensabile nella patologia e nelle complicanze del del piede diabetico. Spesso la prevenzione non è sufficiente a impedire che si instauri una lesione e se la cura della lesione non arriva alla guarigione, si rende necessario un intervento chirurgico per risolvere il problema. 



La chirurgia può essere può essere con modalità diverse a secondo la patologia, la situazione e la complicanza in atto molto diversi tra loro:

1)   chirurgia demolitiva

2)   chirurgia correttiva

La chirurgia demolitiva si rende necessaria per eliminare una parte malata del piede che non risulta più vitale e che non può essere ricuperare.


La chirurgia correttiva ha lo scopo di eliminare alcune deformità che possono portare alle complicanze per pressione e quindi possono portare con alto rischio ad una ulcera o che non permettono la guarigione .  

La chirurgia demolitiva


Abbiamo detto che tale chirurgia ha  lo scopo di eliminare parti del piede che sono malate e non vitali e non piu recuperabili. . 
La chirurgia demolitiva nella maggior parte dei casi lavora amputando  una parte del piede: si parla di amputazioni minori perché questo tipo di amputazione permette comunque di mantenere la stazione eretta,  e permette di camminare. 
Questo è l’obiettivo principale di chi cura il piede diabetico ulcerato. Naturalmente la chirurgia demolitiva minore per permettere al paziente di camminare deve essere accorta, razionale e eseguita in mani esperte in questo problema.



Quando nessuna parte del piede è  vitale ( gangrena del piede)  e sia  impossibile una amputazione minore, diventa indispensabile una amputazione maggiore, ossia effettuata sopra la caviglia, che non permette  il cammino a meno che non si usino delle protesi.

Ma quando si deve ricorrere alla chirurgia minore o maggiore?

Quando abbiamo delle complicanze come

▪   la gangrena: morte a tutto spessore ( cute, muscoli, ossa) di una parte del piede

▪   l’infezione dei tessuti profondi ( sottocute, piano muscolofasciale)

▪   l’infezione dell’osso

Spesso non si può determinare  il livello di amputazione prima dell’intervento specie in caso di gangrena infetta o di ascesso nei piani profondi e allora il chirurgo lo decide durante l’intervento stesso e la amputazione è alla “demande” ma sempre rispettando per quanto possibili l’anatomia e la fisiologia per lasciare tessuti vitali. 
La gangrena è l’esito di una ischemia o sofferenza di un tessuto   di una parte del piede che determina la morte di tutti i tessuti di quella parte cui non arriva sangue . La gangrena può essere secca o umida. 
La gangrena è secca quando non risulta infetta ed è ben delimitata: il cambio di colore della pelle tra zona gangrenosa e zona sana si presenta nettamente demarcato e non vi sono secrezioni.
Segnaliamo tuttavia come tessuti gangrenosi siano un ottimo terreno di crescita per i batteri: aspettare troppo ad intervenire mette a rischio di tramutare una gangrena secca in gangrena umida. 
La gangrena è umida quando è infetta e la cute al di là della zona nera gangrenosa è infiammata e secernente.
Mentre la gangrena secca consente un certo margine di tempo alla programmazione dell’intervento chirurgico, la gangrena umida assume carattere di urgenza: l’infezione aggrava la sofferenza dei tessuti e ha la capacità di estendere la dimensione della gangrena. 
La gangrena può colpire parte delle dita, le dita, la parte anteriore del piede o estendersi fino al calcagno e oltre.

L’intervento chirurgico ha il compito di eliminare le parti gangrenose. 
Spesso non è agevole stabilire con esattezza il livello di amputazione: il tentativo di mantenere la parte più ampia possibile del piede spinge a effettuare amputazioni molto vicine al limite della zona gangrenosa su tessuti che sono comunque sofferenti. Ma se non si è radicali nella amputazione o toilette chirurgica si rischia di avere una recidiva precoce di necrosi dei tessuti residui 
. E allora si ha il rischio di dover effettuare un secondo intervento chirurgico .

Se si hanno dei dubbi e se non si vuole traumatizzare troppo i tessuti e si temono zone di sichemia o sofferenza ischemica dei tessuti conviene
 lasciare aperta una ferita nella speranza che lo sbrigliamento e la detersione dei tessuti possa permettere una chiusura successiva senza perdita di parte del piede. 


Quando si amputa si deve evitare di lasciare monconi ossei che possono per pressione o per decubito mandare in necrosi i tessuti circostanti  
L’amputazione del dito estesa alla testa del metatarso evita questo fenomeno. 
La guarigione completa di un intervento chirurgico sul piede necessita sempre di molto tempo. 
 La terapia con l’ossigeno topico che noi usiamo con il nostro dispositivo ULCOSAN permette una guarigione piu rapida e da una sicurezza  di una maggior granulazione dei tessuti sofferenti Se si mettono dei punti questi si tengono per diversi giorni in modo da permettere l’attecchimento dei lembi .

Ma poi? Bisogna evitare che si formino nuove lesioni, nuove ulcere

Quindi i consigli

curare scrupolosamente il piede osservandolo ogni giorno, lavarlo e asciugarlo accuratamente, evitare tutto ciò che può offenderlo. 
Ma soprattutto è necessario indossare scarpe apposite che proteggano il piede sia da picchi eccessivi di pressione che da frizioni.

 

La chirurgia correttiva 


In alcuni casi è indicato effettuare un intervento chirurgico anche in assenza di lesioni ulcerative al fine di correggere specifiche deformità ad alto rischio di ulcerazione. 
Questo tipo di chirurgia è indicato per dita in griffe, alluce valgo, cavismo non correggibile con plantare, disallineamento e disarticolazione delle ossa. Se vi sono esiti di pregressi interventi con deformità maggiori del piede,, è consigliabile un intervento apparentemente più demolitivo, come ad esempio una amputazione transmetatarsale 

L’amputazione maggiore


Purtroppo a volte si rende necessaria una amputazione maggiore: questa si rende necessaria  quando, nei soggetti che non possono essere rivascolarizzati, il dolore è continuo e insopportabile e non permette  il riposo oppure nei casi in cui la gangrena è estesa a tutto il piede.
Una scelta amputativa maggiore, così come non deve essere precipitosa, non deve essere nemmeno eccessivamente procrastinata ; la permanenza di tessuti necrotici di una gangrena  conduce a una tossiemia da riassorbimento e a un progressivo deterioramento delle condizioni generali che aggravano le condizioni cliniche del paziente. 
Tessuti non vitali sono poi un ottimo pabulum per i germi e il pericolo di infezione è molto alto: in alcune situazioni può mettere in pericolo non solo l’arto ma la vita stessa del paziente.

 

 
L’elastocompressione in soggetti con ulcere flebostatiche
 

La terapia compressiva svolge un ruolo fondamentale nella cura delle ulcere flebostatiche

Ricordarsi sempre che prima di curare la ulcera o le ulcere si deve prima cercare di togliere la causa o almeno diminuirla.

Le cause abbiamo visto possono essere tipo flebostatico, arterioso, diabetico, iatrogenico, reumatico, neoplastico o traumatici.

Parliamo di quando la causa è venosa 

Se la causa è venosa utile è diminuire la stasi venosa e questa diminuzione può essere applicata con una compressione misurata dell’arto inferiore in modo da diminuire la stasi

I fattori da considerare prima prima di applicarla sono: la diagnosi accurata (la patogenesi dell’ulcera è determinante nella scelta della terapia), la presenza di controindicazioni terapeutiche (arteriopatie ostruttive, insufficienza cardiaca grave etc.) ed eventuali complicazioni (infezioni, ipodermodermiti etc.); la possibilità di deambulare del paziente; la conformazione anatomica dell’arto (per i motivi già esposti); le condizioni della cute (una cute fragile oppure zone di atrofia bianca possono essere danneggiate da una pressione troppo forte).

 La maggiorparte degli studi controllati e randomizzati mostra che la compressione da sola facilita la guarigione delle ulcere venose.

Ma non è risolutiva nella maggior parte dei casi

 La compressione forte (35-45 mmHg alla caviglia sembra essere migliore della compressione meno intensa (15-25 mmHG alla caviglia) e i bendaggi multistrato risultano più efficaci di quelli mono e bi-strato.

 Per la cura delle ulcere venose si raccomanda l’uso  di compressione elastica ed anelastica multistrato ad elevata intensità; nei pazienti non deambulanti o con la caviglia immobilizzata si raccomanda l’impiego di bendaggi anelastici multistrato,  La compressione pneumatica intermittente può essere aggiunta se la guarigione dell’ulcera non procede regolarmente.

 

Il protocollo terapeutico complessivo prevede in sintesi che: nella fase acuta dell’ulcera venosa, dopo l’eventuale debridement del fondo, venga usato un bendaggio anelastico, applicato con tecnica a otto o a otto fissato alla caviglia ed eventuale compressione eccentrica sulla zona della lesione, da rinnovare in media ogni quattro giorni nelle fasi iniziali della terapia e ogni sette giorni in seguito.

 L’efficacia della terapia deve essere controllata continuamente. Se la lesione migliora clinicamente e si riduce sensibilmente è consigliabile continuare con la terapia iniziale, mentre se ciò non avviene o se cambia lo stato di salute del paziente è necessario un riesame clinico-disgnostico ed eventualmente un prelievo per la coltura batterica e/o una biopsia.

 La compliance del paziente alla terapia compressiva rappresenta un aspetto determinante per il risultato. L’informazione sul significato e sull’uso della compressione effettuata o prescritta deve essere dettagliata, includendo anche tutte quelle notizie necessarie alla manutenzione ottimale della calza elastica (modalità di lavaggio, durata etc.).

Naturalmente la compressione è una forza che aiuta. SE noi abbiniamo la ossigenoterapia localizzata ad altra percentuale di ossigeno come con l’ULCOSAN i fattori si sommano portando indubbi vantaggi

 
Nuovo filmato su You Tube che mostra la asportazione di una falange nel piede diabetico
 

Sono disponibile altri tre filmati su You Tube che mostrano la toilette di ulcere degli arti inferiori. Una delle ulcere è flebostatica e viene eseguita dopo uno stripping breve della safena. Una seconda è sempre di una ulcera flebostatica cronica. Un terzo filmato mostra la asportazione di una ulcera fistolizzata con osteomielite alla seconda falange di un quinto dito di un piede diabetico

Si esegue la asportazione della falange malacica lasciando la vascolarizzazione mediale per conservare il dito. Non si pongono punti per non ischemizzare la cute e sottocute. Si pone uno zaffo iodoformico auricolare. Dopo un giorno si inizia la ossigenterapia topica con l’ULCOSAN con lo zaffetto e dopo due giorni senza lo zaffetto. Si bagna con acqua ossigenata e non si usa betadine o garze grasse.

 

 
INDICAZIONE DI PROTOCOLLI DI UTILIZZO PER LA CAMERA PER OSSIGENOTERAPIA TOPICA, E PER LA PROSECUZIONE DELLA TERAPIA ANCHE NELLA FASE DI POST-DEGENZA DEL PAZIENTE
 

Per una corretta applicazione con risultati positivi di tale terapia si devono considerare:

 

a)      indicazioni

b)     metodologia di trattamento

c)     Durata di trattamento

d)     Valutazione dei risultati

 

 

Indicazioni

 

Tutte lesioni trofiche localizzate agli arti inferiori che abbiano soluzioni di continuo della cute, la sede principale  è la gamba.   La lesione alla coscia è rara e al momento non è stata presa in considerazione. La terapia viene applicata a lesioni con cause o concause varie anche se con risultati variabili. Per le seguenti patologie:

  • Ulcere flebostatiche (frequenti e con percentuali di guarigioni variabile dal 60 all’80% secondo le concause e fattori patologici associati).
  • Ulcere diabetiche (piede diabetico) .Tali lesioni comprendono sia le lesioni trofiche dei tessuti cutanei e sottocutanei che quelle con osso esposto e interessato. Tali lesioni sono frequenti con percentuali di guarigioni variabili dal 70% al 90%
  • Ulcere in arteriopatici. Non frequenti . Risultati inferiori sia soggettivamente che oggettivamente
  • Lesioni traumatiche. Discretamente frequenti con risultati buoni ma molto variabile per le condizioni generali e locali associate.
  • Lesioni iatrogene e su base neoplastica. Rare con risultati molto variabili da caso a caso.

 

 

Metodologia del trattamento

 

L’esperienza maturata nel corso degli ultimi anni ha visto modificare l’approccio e la metodologia del trattamento delle ulcere trofiche degli arti inferiori in quanto;

  • tali lesioni sono croniche (a parte le lesioni postraumatiche).
  • tali lesioni sono state trattate nel corso della loro cronicità con metodologie varie e variabili a secondo gli operatori sanitari.

 

 

 

 

Riteniamo in base alla esperienza maturata e ai principi generali che abbiamo esposto il percorso terapeutico possa seguire queste direttive

 

1)      Indicazione, per quanto possibile, precisa alla ossigenoterapia. Tale indicazione deve essere posta da un medico specialista in chirurgia, chirurgia vascolare, dermatologia, diabetologia o da un medico che abbia un’esperienza e competenza su tale patologia e con conoscenze sulle patologie correlate alla etiologia di tali lesioni.

2)      La lesione per trarre vantaggio dalla ossigenoterapia deve essere detersa . La detersione può essere fatta con semplice detersione medica o con detersione chirurgica rimuovendo escare e tessuto necrotico in modo da far venire l’ossigeno a contatto dei tessuti con possibilità di granulazione.

3)  La possibilità della ossigenoterapia e la modalità di somministrazione deve essere saggiata e valutata da personale medico o paramedico in quanto la sensibilità alla dose, al tempo e alla umidità sono individuali.

4)  Le uniche sostanze usate dalla medicazione sono rappresentate da soluzione fisiologica per la detersione prima e dopo l’applicazione dell’ossigeno. Non vengono usate betadine o medicazioni vasellinate o che non lasciano passare l’ossigeno.

5)      Se la lesione è dolente , oltre ad aumentare l’umidità si può bagnare la lesione con marcana o altro anestetico locale.

 

 

La procedura corretta in sequenza è la seguente.

  • Sfasciatura della lesione
  • Sua detersione con garza bagnata con fisiologica (non coprire la lesione con nessuna medicazione);
  • Introduzione dell’arto nella camera per ossigeno
  • Chiusura della stessa possibilmente sopra al ginocchio
  • Erogazione dell’ossigeno in prossimità della lesione a secondo la sensibilità del paziente con un flusso tra i 3 e i 4 LT al minuto per 10 minuti e quindi a 2 LT al minuto
  • La durata complessiva salvo casi particolari è di un’ora.
  • Alla fine eseguire detersione con garza bagnata di fisiologica e quindi coprirla con garza con la stessa soluzione  o con anestetico locale se la lesione è dolorosa.

 

Durata del trattamento

        

La durata del trattamento per giorno è indicata dal medico che pone l’indicazione e che segue il paziente e l’evoluzione della ferita, in ogni modo consigliamo le seguenti direttive:

  • Il trattamento deve essere  eseguito giornalmente.
  • E’ preferibile eseguire due applicazioni al dì di un’ora ciascuna

Il miglioramento viene constatato generalmente dopo 10-15 giorni e diviene evidente alla terza settimana di applicazioni, ogni caso comunque  presenta delle variabili  individuali date dal soggetto che presenta fattori etiologici e patologie concomitanti variabili.

Non ci sono controindicazioni anche per il trattamento  anche di 4 ore al giorno secondo l’esperienza di diversi casi ai quali era stata prescritta la terapia per tale durata.

 

 

Valutazione dei risultati

 

E’ utile e dovrebbe essere prassi che la lesione sia fotografata al momento della prima visita e prima della detersione chirurgica o medica.

La lesione sarà poi fotografata ad intervalli regolari decisi dall’equipe medica.

Con software opportuno si possono misurare i diametri della lesione, la sua profondità, la sua superficie e la sua circonferenza. Con le stesso software si possono eseguire e registrare dei grafici che dimostrino il comportamento della lesione e l’efficacia o meno della terapia.

In una scheda è consigliabile annotare le variazioni oggettive ma anche le impressioni soggettive riferite dal paziente.

Vengono prese in considerazione

–       i dati del paziente

–       le cause

–       i fattori concausali

–       le patologie associate

–       i farmaci in uso

–       la nascita e la durata della lesione

–       i sintomi dichiarati dal paziente

–       la secrezione

–       le caratteristiche della lesione e del tessuto di granulazione

 

 

Possibilità di domiciliazione della cura a casa del paziente

 

Le peculiarità dell’ossigeno per via topica, sono individuabili, nell’assenza di controindicazioni, nel basso costo, nella semplicità applicativa, ma soprattutto nella necessità di una certa durata e continuità, (tale terapia produce migliori risultati dopo circa tre settimane regolarità applicativa). La durata del ciclo terapeutico dell’ossigeno per via topica  difficilmente si coniuga con il periodo di degenza ospedaliera (in altri paesi Europei -P.D.L. 4409/2003-, le ulcere croniche vengono curate a casa del paziente). Per questo l’esperienza diretta ci ha indicato un percorso terapeutico armonizzabile con una degenza ospedaliera di breve durata (5-7 giorni).

 

 Nel corso degli anni abbiamo ottenuto la prima certificazione per il nostro modello domiciliare che poi è stata rinnovata secondo le norme vigenti.  Questo modello utilizzato a domicilio  del paziente per  terapie di medio-lunga durata, permette di abbattere i costi sociali e di garantire la  continuità applicativa richiesta. In questo modo abbiamo già curato pazienti con ulcere di vario tipo  con ottimi risultati e con spesa minima.

 

Attualmente la tariffa di nolo applicata ai pazienti è di 160€ (IVA 4%)  mensili, questa tariffa è generalmente accettata, e comprende anche l’assistenza telefonica ed a domicilio per qualsiasi problematica inerente la terapia. Questi costi non sono ancora rimborsati dal S.S.N., ma la fattura è detraibile.

 

Una struttura pubblica o privata  ha  in questo modo la possibilità offrire un servizio completo ai vari pazienti, aumentandone il grado di soddisfazione, e monitorando costantemente l’evoluzione della patologia con delle visite con cadenza settimanale, ma senza impegnare pesantemente la struttura ed il personale.(linee guida già previste da una proposta di legge in discussione all Camera, e applicate in molti paesi dell’Unione Europea).

 
Piaghe da decubito o Ulcere da decubito
 

In questo articolo troveremo alcune notizie sulle ulcere da decubito e questo perché abbiamo studiato il problema e crediamo che la ossigenterapia possa essere applicata anche a questa patologia con buoni risultati

Definizione

La lesione da compressione o ulcera da  decubito è una lesione tissutale, con evoluzione  necrotica che interessa l’epidermide il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, la muscolatura e le ossa  . E’ detta anche “piaga”

Eziologia e cause

La lesione da decubito ( Ulcera o piaga ) è la conseguenza  di una elevata o prolungata compressione che causa una sofferenza dei tessuti su cui agisce la compressione dovuta alla compressione dei vasi sanguigni ( arteriosi ma anche venosi )  Essa è dovuta alla persistente pressione che, superando i 40 mm di mercurio provoca una  chiusura dei vasi sanguigni con conseguente necrosi tessutale; per questo è classificata anche come lesione da pressione.

Le lesioni da decubito spesso sono delle conseguenze dovute a una inadeguata assistenza in ambito domiciliare per mancanza di conoscenze da parte dei badanti o in ambito ospedaliero (spesso per carenza di  personale sanitario ). Spesso non sono  usate tecniche di prevenzione con utilizzo di moderni ausili antidecubito sia meccanici che di fisioterapia riabilitiva che possono provocare gravissime lesioni

Fattori che condizionano provocando le lesioni da pressione 

▪   Alterato controllo vasomotorio (rallentamento del circolo, alterazione del connettivo…);

▪   Riduzione della sensibilità cutanea;

▪   Atrofia della massa muscolare (esporre tuberosità ischiatica a rischio lesione);

▪   Cacchessia

▪   Malnutrizione;

▪   Immobilità;

▪   Infezioni generiche o localizzate;

▪   Scadenti condizioni generali, anche dei problemi di gestione del paziente;

▪   Disturbi psichici;

▪   Disturbi della personalità.

Fattori estrinseci che concorrono a provocare o a mantenere le lesioni

▪   Compressione prolungata 

▪   Sfregamento cutaneo che possono disepitelizzare la zona;

▪   Piano di appoggio inadeguato: lenzuoli, tutori;

▪   Aumento della temperatura a livello locale, ad esempio per l’utilizzo improprio di pannoloni e traverse monouso;

▪ Umidità locale

▪ Carenza igieniche, scarsa igiene dopo l’evacuazione.

 

Vari stadi delle lesioni da pressione.

I sistemi di classificazione o stadiazione delle lesioni da pressione usano gli stadi per classificare le lesioni basandosi sulle condizioni degli strati del tessuto interessato. Le classificazioni per stadi non hanno il compito di descrivere globalmente la lesione, ma ne forniscono una descrizione anatomica, relativamente semplice, della sua profondità. È sempre opportuno, qualora si classifica, valuta e documenta una lesione  utilizzare un sistema concordato, in quanto esistono vari sistemi di classificazione; tra i più usati è quello proposto dal National Pressure Ulcer Advisory Panel (nato durante la Consensus Conference del 1991:

 

 
Attenzione alle imitazioni e ai venditori non autorizzati
 

L’ULCOSAN si sta espandendo e allora nascono imitazioni o aziende che lo vendono  perché lo distribuivano anni fa o perché lo hanno comprato abusivamente da chi li fabbricava. Attenzione! Solo ULCOSAN distribuito dalla MPSystem ha tutte le certificazioni CEE e del Ministero della Salute. Ogni anno si rinnovano le certificazioni e la MPSystem certifica solo i dispositivi che ha in magazzino o che distribuisce. Per quanto riguarda la imitazioni ve ne è una che non è normobarica ma iperbarica e può provocare stasi linfatica o venosa. Ve ne è una di materiale plastificato che non ha possibilità di misurare la temperatura, la umidità e di vedere la lesione mentre si esegue la terapia. Quindi attenzione…camera normobarica originale è solo quella distribuita da MPSystem che detiene il brevetto e tutte le certificazioni

 
Un sito che tratta la patologia delle ulcere dicendo esattamente le cose che sono scritte nel nostro sito
 

Girando per il Web abbiamo trovato un sito strano

Strano perchè?

Perche le pagine che si possono leggere riportano i nostri documenti, i nostri articoli, la nosra filosofia,

IL sito copia quanto diciamo

Ma copia bene in quanto alla fine dell’articolo principale dice che è tratto dal nostro staff scientifico riportando che proviene dalla MPSystem 

Dice: M.P.SYSTEM S.R.L. MKT SCIENTIFICO

Veramente non dice che è tratta da MPSystem ma copiando ha copiato anche questa frase facendo vedere chiaramente che il loro articolo tale e quale al nostro é copiato dal nostro

Ringraziamo queste persone che hanno fatto un sito che contiene diverse cose ma tutte scritte da noi

Ci piacerebbe sapere che è il gestore di questo sito..per ringraziarlo

Vi mettiamo l’indirizzo web cosi tutti possono leggere le nostre cose ( sono meno ma tutte nostre)

http://www.topicaloxygentherapy.com/home/

Il sito in verità contiene poche cose ma forse perchè è in costruzione anche non è descritto come tale