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MpSystem ha sponsorizzato la lotta al Melanoma
 
Ecco la locandina ufficiale per Caorle MPSystem è sempre presente nella Prevenzione
 
La locandina dell’incontro sulla Prevenzione del Melanoma sponsorizzato dalla MPSystem
 
A fine novembre si conclude la Campagna di sensibilizzazione per la Diagnosi Precoce del Melanoma La Campagna promossa dal Rotary di San Donà di Piave e dal Rotary di Portogruaro, assieme al Lions di San Donà e il Soroptimist di San Donà e di Portogruaro si conclude il 23 novembre a Caorle. Pubblichiamo qui sotto la locandina dell’incontro con la popolazione di Caorle ove si concluderà ufficialmente tale campagna. Ricordiamo che la Salusjuice con il suo Tè Verde del Benessere è stato uno degli sponsor ufficiali Altri sponsor sono stati MPSystem, Fondazione Veneto Banca, Passart, Acqua-Nuov e il Ponte.ws
 
La MPSystem appoggia la Campagna di Prevenzione per il Melanoma
 
Ricordiamo che la MPSystem ha appoggiato la Campagna di Prevenzione per la diagnosi precoce del Melanoma Un anno fa e precisamente il 5 novembre i Club del Basso Piave rappresentati dal Rotary di San Donà di Piave, del Rotary di Portogruaro, del Lions di San Donà di Piave e dal Soroptimist di San Donà e di Portogruaro, hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione per la diagnosi precoce del Melanoma Voi tutti sapete che il Melanoma è il più aggressivo dei tumori della pelle. Ma anche uno dei peggiori in senso lato con prognosi molto più severa di altri tumori forse più noti come il Tumore della mammella o del Polmone. La Campagna aveva come titolo ” Guarire si può….basta arrivare in tempo”. I risultati sono stati soddisfacenti per non dire ottimi Sono stati rinvenuti nevi sospetti, nevi con displasia melanocitaria, nevi melanici in regressione, melanomi allo stadio iniziale. Trovare questi nevi o melanomi allo stadio iniziale ha comportato interventi modesti , non demolitivi, senza ricerca di linfonodo sentinella e senza successivi svuotamenti linfonodali. Bene!. E’ passato un anno e ora di chiudere ufficialmente la campagna. Viene chiusa la campagna ma i benefici continueranno in quanto la gente è rimasta sensibilizzata e quindi starà sempre attenta o, almeno, lo si spera Abbiamo fissato la conferenza di chiusura a Caorle Il 23 novembre alle 20.30 nella Sala Superiore del Centro Civico in Piazza Vescovado ( Fronte Duomo) si terrà una conferenza o meglio un incontro con la popolazione per spiegare cosa significa melanoma e cosa significa arrivare in tempo Si porteranno anche i risultati della campagna. Parteciparanno -Avv Luciano Striuli : Sindaco di Caorle -Dr Lino Baso : medico di medicina generale di Caorle -Dr Fiorenza Zago: Presidente Ordine dei Farmacisti di Venezia -Dr Paolo Madeyski: Medico Chirurgo Si farà il punto della situazione e si mostreranno delle diapositive per fare restare impresso nella mente il melanoma
 
Nuove linee-guida IDSA sulla diagnosi e il trattamento del piede diabetico
 
Nuove linee-guida IDSA sulla diagnosi e il trattamento del piede diabetico Riportiamo qui sotto la notizia di aggiornamento delle linee guida per la diagnosi e la terapia del piede diabetico Come abbiamo più volte detto il diabete è in aumento e le complicanze naturalmente sono anche in aumento In modo particolare segnaliamo un principio sul quale spesso ci battiamo: l’uso indiscriminato di antibiotici Giustamente non tutte le ulcere sono infette . Ma specialmente quando abbiamo eseguito una detersione della lesione e eseguiamo successivamente la ossigenoterapia normobarica a livello della lesione , non esiste alcuna necessità di trattamento antibiotico Noi usiamo l’antibiotico solo in presenza di osteomielite e anche qui una volta che abbiamo eseguito una toilette chirurgica e asportato il focolaio di osteomielite sospendiamo ogni terapia antibiotica. E ora potete leggere la notizia che riporta le conclusione del congresso recente medico con l’aggiornamento delle linee guida 22 ottobre 2012 (Congresso Medico) – Le infezioni del piede diabetico costituiscono la causa più frequente di amputazione delle estremità inferiori, nel mondo occidentale; il 75% delle amputazioni non traumatiche, infatti, riguarda persone con diabete. Le conseguenze di tali eventi sono devastanti sotto il profilo socio-occupazionale, ma anche per il rischio di depressione e di ulteriori amputazioni; inoltre, si stima che la sopravvivenza a 5 anni dopo un’amputazione del piede sia del 50%. Per questo motivo, risulta necessario agire tempestivamente e in maniera aggressiva sulle lesioni del piede in stadio precoce, considerato che quasi un quarto dei soggetti diabetici svilupperà un’ulcera a tale livello, nel corso della propria esistenza. Nel giugno scorso, l’IDSA (Infectious Diseases Society of America) ha emanato un aggiornamento delle proprie linee-guida sulla diagnosi e il trattamento del piede diabetico infetto, pubblicato su Clinical Infectious Diseases. Il nuovo documento, redatto dal Prof. Benjamin A. Lipsky (Seattle, Washington; USA) e coll., sottolinea l’importanza della costituzione di team multidisciplinari che coinvolgano specialisti in malattie infettive, podiatri, chirurghi e ortopedici (oltre ai diabetologi). Le nuove linee-guida affrontano in maniera evidence-based 10 spunti di discussione sulla gestione del piede diabetico. Tra le raccomandazioni formulate, gli autori propongono di considerare verosimilmente infetta una lesione purulenta e/o con >2 tra i classici segni (rubor, tumor, dolor e calor). Circa il 50% delle ulcere non risulta infetta, e non deve quindi essere trattata con antibiotici per il rischio d’insorgenza di resistenze; le altre necessitano di un trattamento urgente e appropriato, eventualmente in regime di ricovero ospedaliero (in presenza di alterazioni metaboliche o di sintomi/segni sistemici). L’identificazione delle lesioni infette deve tener conto di eventuali fattori di rischio (ulcere presenti da oltre 30 giorni, storia di ulcere ricorrenti o di amputazioni pregresse, ferite traumatiche, coesistenza d’insufficienza renale o di vasculopatia). La gestione può comprendere appropriate tecniche di imaging (Rx tradizionale o RM) e colturali, per escludere la presenza di osteomielite. Nella maggior parte dei casi, le infezioni risultano polimicrobiche, con coinvolgimento più frequente dei cocchi Gram-positivi aerobi (specialmente Staphylococchi). I bacilli Gram-negativi aerobi sono spesso copatogeni nelle infezioni croniche e in quelle insorte dopo terapia antibiotica, mentre gli anaerobi obbligati determinano sovrainfezioni nelle ulcere ischemiche o necrotiche. Il trattamento deve prevedere, oltre a un’appropriata terapia antibiotica, il debridement chirurgico con asportazione delle componenti necrotiche, adeguate medicazioni, lo scarico mediante riposo o utilizzo di opportune ortesi, e il miglioramento del circolo dell’area infetta (anche attraverso procedure di rivascolarizzazione chirurgica), con ripetizione dell’esame colturale successivamente allo sbrigliamento. Nelle aree rurali, viene proposto il ricorso a consulenze di esperti mediante la telemedicina. Tra gli errori gestionali più frequenti, ricordati dagli autori, vi sono l’utilizzo inappropriato, eccessivamente prolungato o non necessario di antibiotici, o la mancata correzione delle condizioni predisponenti (arteriopatia periferica, scompenso metabolico, ecc.). Altro elemento fondamentale è costituito dal follow-up, regolare e a lungo termine, del paziente diabetico che abbia sviluppato un’infezione del piede. Clin Infect Dis 2012;54(12):1679-1684
 
Interessante iniziativa da imitare per prevenire le complicanze del piede diabetico
 
Riportiamo qui sotto una iniziativa interessante e estremamente utile per prevenire le complicanze del piede diabetico Voi sapete come sia in aumento il diabete nelle nostre popolazioni sia per l’invecchiamento della popolazione e sia per lo stile di cita cambiato negli anni. Bene se è in aumento il diabete sono naturalmente anche in aumento le complicanze del piede diabetico, sia di tipo acuto che di tipo cronico. La prevenzione come sempre può essere primaria o secondaria Nella prevenzione primaria noi dobbiamo sensibilizzare la gente ad una corretta alimentazione, ad uno stile di vita consono e a controlli della propria cenestesi e del proprio metabolismo con visita dal proprio medico di famiglia La prevenzione secondaria o diagnosi precoce è sensibilizzare i pazienti in genere diabetici a fare controlli medici o specialistici e a gestire il proprio piede controllandolo, misurando la propria sensibilità e la propria circolazione La prevenzione comporterebbe una diminuzione di complicanze con beneficio dei pazienti e naturalmente con diminuzione della spesa sanitaria ( sia per ospedalizzazione che per spesa farmaceutica) La ASL di Rimini ha attivato questa prevenzione e credo che possa essere seguita in altre ASL Qui sotto riportiamo la iniziativa di Rimini Prevenire, o fare diagnosi precoce, per non ammalarsi, o almeno ammalarsi il più tardi possibile e in maniera meno grave. Con questo obiettivo l’Azienda USL di Rimini ha attivato un programma di prevenzione e diagnosi precoce delle complicanze vascolari e neurologiche agli arti inferiori, che possono colpire le persone ammalate di diabete. Il Servizio di Diabetelogia coordinato dalla dottoressa Anna Carla Babini (nell’ambito della Unità Operativa di Medicina Interna II, diretta dal dottor Giorgio Ballardini) sta contattando un campione di pazienti diabetici per propor loro la visita di screening alle gambe e ai piedi. I pazienti sono stati selezionati su base clinica in collaborazione con i medici di famiglia: età compresa tra 50 e 75 anni, durata della malattia superiore a 8 anni con presenza di fattori di rischio quali, ad esempio, ipertensione, cardiopatia, obesità, fumo. Coi pazienti (che vengono appositamente contattati a casa da un’infermiera, dopo aver ricevuto una lettera del Servizio ed essere stati informati dai loro medici di famiglia la cui collaborazione è parte integrante del progetto) viene fissato un appuntamento durante il quale si procede all’ispezione del piede, ad effettuare un doppler ed altri esami sulla sensibilità cutanea al fine di valutare la severità del rischio ed eventuali misure da intraprendere. Non va dimenticato, infatti, che una diagnosi precoce di alterazioni circolatorie e della sensibilità delle gambe e dei piedi nelle persone diabetiche consente di evitare complicanze più gravi, che possono degenerare anche nella perdita dell’arto. Al termine dell’appuntamento ai pazienti vengono dati suggerimenti sulle corrette modalità di cura dei piedi specifiche per pazienti diabetici, e sarà proposto di aderire ad una terapia di gruppo per modificare lo stile di vita, anche con consulenze dietologiche.
 
Le varici e le loro complicanze
 
Le varici sono una patologia frequente, in aumento al giorno d’oggi per tanti motivi ma in modo particolare per lo stile di vita , l’alimentazione e l’aumento dell’età. Le varici sono delle dilatazioni permanenti della parete delle vene e colpiscono gli arti inferiori con la formazione di gavoccioli dilatati che spesso creano problemi alle donne per motivi estetici. Ma noi non ci occupiamo di tali motivi ma ne parliamo per la possibilità di complicanze e per disturbi rischi che non bisogna sottovalutare. Spesso le donne confondono le varici con le le teleangectasie che non sono altro che dei capillari dilatati. Le teleangectasie sono dovute a patologie del microcircolo e comportano un danno estetico e in genere non danno complicanze. Spesso sono presenti nello stesso paziente teleangectasie e varici vere e proprie. Perchè si chiamano varici ?. Il termine deriva dal latino ( varus) che significa curvo, piegato e sta ad indicare la caratteristiche delle varici di essere dei gavoccioli non rettilinei nelle gambe In genere colpisce maggiormente le donne per problemi ormonali e costituzionali; per le gravidanze che influisce oltre al problema ormonale per l’aumento della pressione intraaddominale che si riflette sui grossi venosi . Vi è poi in gioco anche l’uso degli anticoncezionali orali, la ritenzione idrica e il sovrappeso dovuto allo stile di vita. La familiarità, il tipo di lavoro che obbliga spesso la donna a stare in piedi per ore , la stipsi cronica sono altri fattori di base che ne favoriscono l’insorgenza. Gli uomini sono colpiti, in misura minore. Gli uomini non notano il fattore estetico e spesso si recano dal medico alla comparsa di disturbi o di una complicanza. Le varici possono comparire in uno o entrambi gli arti specie legato a fattori costituzionali e genetici. Le varici presentano una alterazione della loro parete e in modo particolare per una alterazione meccanica delle valvole . Quando le valvole sono alterate il flusso nelle vene si inverte, causando una progressiva dilatazione e stasi che si ripercuotono progressivamente sulle strutture a valle. Da qui l’edema che spesso è la causa prima della gran parte dei sintomi e delle complicazioni. La stasi all’interno delle vene è responsabile della comparsa di ulcere per una minore nutrizione delle flebiti e delle trombosi. Quali sono i sintomi ? A parte il problema estetico che non è un vero sintomo i sintomi che i pazienti presentano sono rappresentati da un senso di pesantezza e gonfiore delle gambe, edema dei piedi e caviglie, formicolio, bruciori, crampi, prurito . E questi sintomi sono maggiormente evidenti alla sera dopo che si è stati in posizione eretta per molto tempo. Caratteristico è anche “il nervosismo” alle gambe che le pazienti riferiscono di notte a letto Alcune complicazioni portano la paziente o il paziente al proprio medico che pone una indicazione ad esami e poi ad una terapia. Esse sono rappresentate date da flebiti, trombosi, embolie polmonari, emorragie, infezioni, eczema da stasi e le ulcere alle gambe. La diagnosi viene fatta con una anamnesi, con un esame obiettivo e viene definita meglio con l’aiuto di ecodoppler venoso L’ecocolordoppler serve ad escludere complicazioni maggiori a carico delle vene profonde (trombosi soprattutto) e a stabilire quale approccio terapeutico è meglio usare tra quelli a disposizione potendo vedere la sede del reflusso venoso, la funzionalità della cross tra il circolo superficiale e quello profondo , la presenza o meno di perforanti non continenti che devono essere legate. La terapia può essere Chirurgica fisica medica scleroterapia stile di vita e movimento La chirurgia tradizionale e quella mini-invasiva viene attuata quando i principali assi venosi (le safene) sono alterati. Abbiamo a disposizione il classico stripping totale o lo stripping corto oppure intervebnti minori dati dalla legatura selettiva dal laser endovascolare. L’anestesia è generalmente periferica, o addirittura locale, e il risultato estetico è ottimale. La scleroterapia è indicata quando le safene sono ancora sane (varici extrasafeniche) e in alcuni casi di varici safeniche con determinate caratteristiche di reflusso e valvole coinvolte o quando le safene sono state precedentemente asportate (varici recidive). Viene attuata tramite iniezioni nelle vene che le fanno occludere trasformandole in condotti chiusi e infatti si determinano dei cordini fibrotici o sclerotici ( da qui il nome di sclerosanti). La si usa specie nel trattamento dei capillari. Non necessita di anestesia ed è un trattamento ambulatoriale. Il laser e la radiofrequenza sono ottime metodiche, ma trovano poche applicazioni. Viene usato il laser transdermico per i capillari più piccoli, fini e resistenti alla scleroterapia. Nelle varici safeniche e nelle varici recidive il laser endovascolare o la radiofrequenza sono una alternativa valida con alcune limitazioni dipendenti dal calibro, dalla distanza dal piano cutaneo, dalle sedi del reflusso, dal grado e dal tipo di coinvolgimento valvolare. La terapia fisica è data principalmente dal movimento , dalla ginnastica e dalla elastocompressione data da calze elastiche La terapia medica è rappresentata da farmaci vasoattivi e da farmaci che agiscono sulla parete venosa e dei capillari e sul mircocircolo. Queste terapia non fanno miracoli e sono utili solo nel trattamento dei disturbi, ma non eliminano le cause e le complicazioni. Importante è per ultimo lo stile di vita rappresentata da una alimentazione sana, da movimento, da ginnastica, dalla eliminazione del fumo , da evitare di stare molte ore fermi in piedi o con le gambe piegate come si fa in macchina o in aereo Quale terapia è migliore? Non si può dire che una è migliore di una altra Per ogni situazione vi sono delle indicazioni e spesso si deve ricorrere alla combinazione di più tecniche sia chirurgiche che mediche ma sempre associate a stile di vita corretto. Dobbiamo ricordarci che però la patologia è spesso costituzionale , genetica e non sempre viene risolta integralmente per tanti motivi legati alla persona e allo stile di vita. Per tale motivo ci possono essere delle varici recidive anche a distanza di anni. Le varici residue invece sono varici che erano presenti e che non sono state trattate in maniera corretta
 
L’infezione del piede nei diabetici
 
Il problema della infezione del piede diabetico Una complicazione frequente e pericolosa di un’ulcera è l’infezione. La infezione di un’ulcera ipuò portare ad una situaizone seria che , se non presa in tempo, conduce a gravi fenomeni sistemici che che possono provocare amputazioni minori o maggiori ma anche pericolo di vita per la insorgenza di una setticemia Fondamentale è agire subito al primo avviso di una infezione Difficilmente può essere il paziente a capire l’urgenza della terapia o atteggiamento da seguire in caso di infezione. Solo un mkeidco che si occupy di diabete o di chirurgia del piede diabetic può capire come intervenire Sarà il medico a distinguere se un’ulcera infetta necessita di provvedimenti immediati al di là della medicazione o se è sufficiente un intervento medicativo e quali indagini o esami eseguire con urgenza. Gli ascessi o le gangrene o le cellulite o le fascite richiedono provvedimenti terapeutici generali e chirurgici, che se non intrapresi con urgenza possono avere conseguenze molto gravi per il paziente. L’infezione si instaura nella maggior parte dei casi su un’ulcera aperta da molto tempo e non adeguatamente curata. Se l’infezione non viene curate immediatamente spesso si può arrivare ad una un’amputazione maggiore, effettuata a livello di gamba o coscia. Normalmente si deve distinguere una infezione acuta da una infezione cronica L’esperienza dimostra che se ci trova davanti ad una infezione acuita in un piede diabetic la rapidità d’intervento è l’unico modo per salvare sia il piede che il paziente. Infatti, il rischio cui sono sottoposti i pazienti con questi tipi di infezione al piede non è solo quello di un’amputazione maggiore (gamba o coscia) ma anche di morte per shock settico o altre complicanze infettive. Per tale motive il paziente diabetic che si accorga che esiste una infezione o qualsiasi problema al suo piede e che non tende a guiarire o che si apre nella cute o a livello osseo, deve andare subito dal proprio medico che lo invierà subito al centro di riferiment del piede diabetico .Il ritardo di pochi giorni, un trattamento chirurgico non adeguato significa esporre il paziente al rischio di un esito grave. Il chirurgo o il diabetologo deve rapidamente rimuovere la zona infetta , drenandola, trqamitre una incisione rimuovere le zone necrotiche che che presentano zone non suscettibile di sola terapia medica). Spesso ci troviamo di fronte ad un ascesso o ad un flemmone. La raccolta ascessuale e il flemmone a livello dei tessuti interni del piede rappresentano delle raccolte di pus che possono rendersi evidenti spontaneamente (fistole superficiali) o nascondersi insidiosamente in profondità (raccolte purulente). Il Chirurgo allora evacuerà tali raccolte rimuovendo i tessuti infetti presenti E’ prassi e nel nostro reparto è da protocollo eseguire un esame culturale e un antibirogramma in modo da cercare sia il germne e sia l’antibiotico ottimale Spesso sip è costretti durante il drenaggio ad una amputazione minore (dita, raggio, o di parti estese di piede). La fascite necrotizzante è un’infezione grave che mette a rischio sia l’arto malato che la vita stessa del paziente. Può essere sostenuta sia da germi cosiddetti aerobi che da anaerobi (i più temibili). L’infezione può estendersi nel giro di poche ore o di pochi giorni in maniera devastante tramite la fascia che ricopre i muscoli (in genere questi ultimi non ne sono coinvolti); la fascia appare di solito grigia, necrotica e il tessuto sottocutaneo necrotico, scollato. L’intervento immediato, cosi come la terapia antibiotica endovena, sono obbligatori. Il trattamento chirurgico prevede la rimozione di tutti i tessuti necrotici infetti presenti sino ad arrivare al tessuto sano e sanguinante. In questi casi la terapia con ossigeno sia iperbarico che normobarico può essere di estremo aiuto soprattutto in presenza di germi anaerobi, . La gangrena è forse il quadro clinico più noto nel diabetico. La gangrena (cioè la necrosi a tutto spessore dei tessuti molli) può coinvolgere piccole parti (falangi), parti più estese (dita) sino a gran parte del piede (avampiede, meso e retropiede). Mentre la gangrena secca rappresenta una urgenza relativa, la gangrena umida o gassosa richiede una urgenza assoluta. Anche in questo caso rischiamo non solo la perdita dell’arto ma la vita del paziente (sepsi). Il trattamento è chirurgico e servirà per la rimozione dei tessuti necrotici ed infetti. Nello stesso tempo la terapia antibiotica endovena è obbligatoria . Anche qui come in tutte le lesioni aperte del piede diabetico noi siamo convinti che la terapia con ossigeno iperbarico o normobarico sia molto utile Di fronte ad un piede con una infezione acuta l’intervento d’urgenza ci permette di fermare l’infezione. A seconda di quanto è visibile intraoperatoriamente si deciderà se in prima battuta la ferita chirurgica debba restare aperta oppure se è possibile eseguire una chiusura chirurgica immediata. Noi siamo convinti che quasi sempre sia preferibile lasciare aperta la ferita per non ischemizzare con I punti di sutura la sutura stessa. Ricordiamoci infatti che nel piede diabetic esiste sempre una angioneuropatia diabetcica che comporta un deficit arterioso relatico Spesso poi è necessario un secondo intervento, definitivo, che sarà scelto in base all’andamento clinico del paziente e alla mole di tessuto perduto sia a causa dell’infezione sia per il trattamento chirurgico in urgenza. Se la infezione è cronica non necessita di un intervento di urgenza ma deve essere programmata una stadiazioone della malattia e programmato il percorso terapeutico La patologia che più di frequente si trova nel piede cronico è l’osteomielite cronica provocata da una lesione ulcerativa presente da tempo variabile. Cronica non deve necessariamente significare che esiste da anni o molti mesi. Può essere presente solo da qualche settimana La causa, spesso è la presenza di un sottostante osteomielite che non permette la chiusura dell’ulcera. In questi casi, oltre ad una lunga terapia antibiotica, l’opzione chirurgica costituisce la soluzione definitiva del problema . La cellulite è sempre una infezione acuta ma per le caratteristiche di relativa benignità, spesso senza ripercussioni sistemiche (febbre, leucocitosi) e di intervento chirurgico urgente, viene considerata alla pari di una infezione cronica. E’ un’infezione che interessa i tessuti molli e che necessita di trattamento antibiotico orale o parenterale ma non di un intervento chirurgico demolitivo Credo che sia importante sempre però aprire la cute e fare una pulizia delle zone infette in modo da drenare eeventuali raqccolte non visibili e permettere la terapia con ossigeno che risuta sempre utile. Può essere trattata ambulatoriamente con antibiotici orali e medicazioni con antisettici. On con ricovero se la infezione appare maggiore da lasciare più tranquilli una osservazione e una medicazione controllata giornalmente. Altra infezione che si presenta nel piede diabetico come conseguenza di una qualsiasi lesione , anche minima , aperta nel piano cutaneo è l’osteomielite L’infezione che colpisce l’osso èempre un’infezione per contiguità: i germi arrivano all’osso a partire da un’ulcera cutanea infetta che non viene guarita rapidamente. La terapia da attuare varia da una terapia antibiotica prolungata associate a ossigenioterapia iperbarica o normobarica e una terapia chirurgica. Io sono convinto che la terapia chirurgica deve essere sempre attuara nel timing giusto. Infatti sepsso l’ulcera cutanea si reduce di dimensioni , con l’illusione di poter raggiungere la guarigione; in realtà, permanendo il processo infettivo a livello osseo, la lesione cutanea, seppure di ridotte dimensioni, richiederà continue medicazioni e terapia antibiotica Questo per il pericolo che il processo infettivo si possa estendere dalle ossa delle falangi ai metatarsi e ulteriormente. Diventa un problema impoortante quando l’intero piede e il calcagno viene colpito dalla infezione e sir ischia una amputazione maggiore. Naturalmente ogni caso è individuale ed è in rapporto alle condizioni cliniche del paziente e alla patologia concomitante Un paziente che non si alza e che non si muove , un paziente con stasi venosa o linfatica , un paziente con deficit arterioso , diventa un paziente a rischio da ospedaklizzare be tenere sotto stretto controllo mentre si fanno le indagini e si interveine con terapia medica e chirurgica
 
Consigli per evitare i rischi del piede diabetico e delle sue complicanze
 
Il Diabete è sempre più frequente e le complicanze sono frequenti ma sono subdole e quindi dobbiamo cercare di evitarle e stare attenti a tanti segni particolari Spesso il diabetico non vuole riconoscere la sua malattia e crede che prendere la medicina prescritta sia tutto Spesso per il diabetico non è facile seguire la dieta e non crede che sia fondamentale tale sacrificio per evitare complicanze che poi saranno molto importanti Identificare ii fattori di rischio di lesioni ai piedi rappresenta il problema centrale attuare precocemente un programma di prevenzione e cura individuale. Diversi studi i hanno indicato molti fattori che favoriscono l’insorgenza di ulcere del piede e poi di osteomieliti fistolizzate. Tutti gli esperti concordano che i fattori più importanti siano rappresentati dalla presenza di una neuropatia sensitivo-motoria periferica e/o di una arteriopatia obliterante agli arti inferiori, complicanze che coinvolgono più del 25% dei soggetti diabetici dopo 10-15 anni di malattia. Proprio la diminuzione della sensibilità fà si sì che ogni trauma non avvertito possa essere fatale nel far nascere una lesione che sia ulcera o osteomielite La perdita della sensibilità propriocettiva (percezione di sé in rapporto allo spazio circostante, al mondo esterno) l’assenza dei riflessi tendinei e dei polsi arteriosi periferici, segni di scarsa circolazione ai piedi (cute fredda, perdita dei peli, unghia che crescono male etc.) assieme ad alterazioni cutanee (secchezza della pelle, arrossamenti in aree articolari, ipercheratosi alla pianta del piede, fissurazioni e macerazioni, disturbi alle unghie) e a deformazioni congenite ed acquisite (dita in griffe, dita a martello, alluce valgo) con rigidità articolare (piede rigido) sono fattori di rischio importanti LO stesso dicansi per eventuali amputazioni precedenti Vi sono poi i fattori di rischio tradizionali dei quali abbiamo sempre parlato e non ci stancheremo mai di evidenziare: ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, sedentarietà, fumo di sigaretta etc. Ma anche l’obesità può essere considerata una concausa nella genesi delle lesioni. Infatti il rapporto tra obesità e rischio ulcerativo, dal punto di vista biomeccanico fa si che il peso corporeo influisca sulla comparsa dell’ulcera e può essere considerata un fattore generale di rischio in quanto fattore di rischio metabolico. Importante è poi controllare regolarmente i piedi, curarne l’igiene tutti i giorni e e consultare il medico per qualsiasi dubbio o in caso insorgano problemi. Dovete sempre fare riferimento al proprio medico di famiglia per la prevenzione primaria della salute dei propri piedi L’esame clinico del piede dovrebbe essere eseguito dal diabetologo sin dalla prima visita specialistica per valutare la salute dei piedi nel loro complesso ed identificare un eventuale rischio di ulcerazione. L’assenza di sintomi, come è stato più volte ribadito, non equivale ad assenza di rischio. Il piede diabetico spesso non ha visibilità e non dà dolore. L’esame va ripetuto almeno una volta all’anno, meglio comunque ad ogni visita mentre tale esame dovrebbe essere più frequente in base all’entità del problema individuale
 
Per il piede diabetico serve il podologo
 
Una interrogazione che pone il dito sul problema. Chissà che qualche cosa si muova Interrogazione 4-08355 Piede diabetico Senatrice Emanuela Baio (Per il Terzo Polo:ApI-FLI) La senatrice Baio e gli altri firmatari dell’interrogazione, considerata che quella del “piede diabetico” è una complicanza che comporta il maggior numero di ricoveri ospedalieri per amputazione non traumatica, con costi sanitari e sociali elevatissimi, e che in Italia si segnala la carenza di assistenza sul territorio per i pazienti affetti e per quelli che hanno subito un’amputazione, che “in linea con le disposizioni della legge 16 marzo 1987, n. 115, è prevista la presenza del podologo presso i centri diabetologici” ma che “tale misura non è mai stata resa operativa”, chiedono al Ministro della Salute di sapere se sia a conoscenza dei fatti segnalati, se ritenga di dover provvedere, con la massima urgenza, all’inserimento delle prestazioni podologiche per la cura del piede diabetico nei livelli essenziali di assistenza e di dover adottare misure volte ad incrementare la prevenzione del piede diabetico.
 
Il Dott Marrone spiega la sperimentazione a Santa Cruz
 
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