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Ulcere degli arti inferiori e piede diabetico: una nuova terapia con ossigeno
 

Riportiamo qui un articolo che abbiamo pubblicato sul “forumsalute.it”

L’articolo può sembrare datato ma rimane valido sotto tutti gli aspetti.

Camera Madeyski

terapia con ossigeno normobarico

Le ulcere degli arti inferiori rappresentano una patologia frequente (1% della popolazione e 3,5% della popolazione over 65 anni), che colpisce maggiormente le donne con un rapporto circa di 3 a 1 rispetto agli uomini. Si tratta di una malattia cronica invalidante la cui terapia non è standardizzata e presenta vari problemi sia medici sia sociali, tra i quali assume particolare rilevanza il costo a carico del paziente, della collettività e del sistema sanitario nazionale.

Le ulcere degli arti inferiori possono essere flebostatiche, e rappresentare una complicanza di insufficienza venosa superficiale (varici) o di insufficienza venosa profonda (sindrome postflebitica), oppure possono essere arteriose (ischemiche), diabetiche, traumatiche o ancora potrebbe trattarsi di collagenopatie.

Tra i tipi di terapia a disposizione, ci sono quelle mediche, che comprendono il trattamento farmacologico (generale e topico), quelle chirurgiche, che agiscono sia per eliminare le cause sia per trattare le complicanze arrivando fino alla chirurgia plastica; c’è infine la camera iperbarica.

L’ossigenoterapia iperbarica locale rappresenta la tappa evolutiva di quell’utilizzata negli ultimi trent’anni per il trattamento di diverse patologie legate a deficit circolatori o a patologie infettive. L’ossigeno somministrato agisce sui tessuti devitalizzati o, comunque, sofferenti, con meccanismo da contatto e mediante l’azione della componente disciolta nel sangue e in parte legata alla emoglobina, in parte libera (quest’ultima rappresenta la componente attiva della sostanza).

Nella camera iperbarica generale si ottiene un aumento della pressione ambientale (iperbarismo) mentre rimane invariata la concentrazione o pressione parziale di ossigeno. Tutto questo determina un aumento della disponibilità di ossigeno da parte dei tessuti sia per quanto riguarda la componente da contatto che quella disciolta nel plasma.

Vi sono delle controindicazioni che limitano l’uso della camera iperbarica. E sono principalmente:
Mediche: malattie cardiocircolatorie, respiratorie e cocleovestibolari
Personali: problemi psicologici oltre alla claustrofobia
Sociali: difficile reperibilità (poche e private), mancanza di posti letto, costi alti di produzione e di utilizzo e difficoltà di strutture ospedaliere o dei soggetti domiciliari al raggiungimento delle camere stesse con aumento dei costi sociali e personali

Ossigenoterapia in normobarismo
La soluzione a tanti problemi della camera iperbarica si può trovare nella ossigenoterapia in normobarismo applicata in maniera distrettuale. Il concetto sostanziale è quello di consentire l’applicazione locale della terapia eseguita in camera iperbarica a patologie ad estensione limitata, con il vantaggio di non avere controindicazioni assolute. Non si lavora in iperbarismo ma in normobarismo e quindi non si lavora introducendo tutto il corpo nella camera iperbarica ma soltanto la parte del corpo che abbisogna della ossigenoterapia. Vengono quindi a cadere tutte le controindicazioni e si abbattono i costi sia personali sia sociali.
Nella camera per ossigenoterapia distrettuale la percentuale di ossigeno all’interno (a contatto con la lesione) è circa del 95% rispetto al 21-23% presente nella camera iperbarica generale. In tale maniera (minor ossigeno disciolto nel plasma, ma aumento dell’ossigeno a contatto con l’ulcera) si ottiene un effetto terapeutico poco dissimile da quello che si ottiene nella camera iperbarica tradizionale, in quanto l’iperbarismo ridotto viene compensato dall’aumento della disponibilità di ossigeno.

Camera Madeyski

camera per ossigenoterapia

Ulcosan New

Ulcosan New o Camera Madeyski

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I vantaggi dell’ossigenoterapia in normobarismo sono:
– Elevata compliance
– Efficacia documentata
– Basso costo d’acquisto e d’esercizio
– Facile disponibilità della terapia
– Assenza di controindicazioni assolute
– Rapida formazione del personale

Quali pazienti trattare con l’ossigenoterapia distrettuale e come trattarli? Si possono trattare pazienti con ulcere flebostatiche, pazienti con ulcere diabetiche, pazienti con lesioni traumatiche o neoplastiche o ustioni parcellari o in attesa di innesto dermoepidermico di qualsiasi età, anche se la patologia si riscontra maggiormente tra i 50 e 80 anni. Si devono considerare le patologie correlate o favorenti: arteriopatia, flebopatia, diabete, trauma, osteomielite aperta o chiusa, collagenopatia in terapia con cortisone. Deve essere valutato al momento dell’inserimento del paziente la presenza di tessuto necrotico, la facilità al sanguinamento, la quantità e composizione dell’essudato, la presenza e tipologia dei patogeni, il PH della ferita, la compromissione del gradiente di ossigeno, il danno neurologico periferico (in particolare per la patologia diabetica), il diametro della lesione, la profondità della ferita, la non corretta gestione della malattia e il dolore o bruciore o fastidio del paziente.

La durata totale del trattamento con ossigenoterapia in normobarismoè variabile a seconda della patologia, dei risultati e del decorso. Il paziente avrà comunque un trattamento quotidiano 7 giorni su 7, che avrà durata di 1 o 2 ore il giorno (trattamenti distanziati di 6 ore). Non si terrà conto della pressione barometrica all’interno della camera distrettuale in quanto ininfluente, mentre si dovrà invece valutare il grado di umidità e il gradimento di esso da parte del paziente; il grado di umidità potrà essere variato aggiungendo acqua all’interno della camera.

Dato che si tratta di patologie croniche, le ulcere flebostatiche e quelle ischemiche non possono giungere ad una guarigione definitiva se non ne viene eliminata la causa. Si può però tendere ad una migliore qualità della vita. Da questo punto di vista, tutti i casi trattati hanno visto diminuire la secrezione (100%), migliorare la sintomatologia soggettiva (90%) mentre il miglioramento obiettivo si è visto nell’85% dei casi.

Il dispositivo ULCOSAN (mod. CID 700/A e modelli seguenti) è presente sia in Presidi Ospedalieri sia in Case di Cura private, ma vi è anche in versione domiciliare. Quest’ultimo è molto semplice da utilizzare, privo di rischi e può essere noleggiato direttamente dal paziente, il quale con l’ausilio di un familiare può provvedere alla propria terapia, tra la tranquillità delle pareti domestiche e con la continuità che solo tale facilità di applicazione permette.

Attualmente da alcuni mesi è presente il modello ULCOSAN NEW o CAMERA MADEYSKI  che [ migliorato nella dinamica e nella funzionalit’ pur lavorando con gli stessi principi

Quest’esperienza sta producendo risultati molto positivi, sia dal punto di vista terapeutico sia da quello del gradimento del paziente, tutto ciò armonizzato con un bassissimo costo sociale, sia per il privato, sia per le strutture sanitarie. Si tratta quindi di uno strumento utile, a basso costo e privo di controindicazioni per un numero rilevante di soggetti affetti da varie patologie, ma in particolare per coloro che presentano lesioni devitalizzate degli arti inferiori.

Camera Madeyski

Terapia con ossigeno

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