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L’elastocompressione in soggetti con ulcere flebostatiche

La terapia compressiva svolge un ruolo fondamentale nella cura delle ulcere flebostatiche

Ricordarsi sempre che prima di curare la ulcera o le ulcere si deve prima cercare di togliere la causa o almeno diminuirla.

Le cause abbiamo visto possono essere tipo flebostatico, arterioso, diabetico, iatrogenico, reumatico, neoplastico o traumatici.

Parliamo di quando la causa è venosa 

Se la causa è venosa utile è diminuire la stasi venosa e questa diminuzione può essere applicata con una compressione misurata dell’arto inferiore in modo da diminuire la stasi

I fattori da considerare prima prima di applicarla sono: la diagnosi accurata (la patogenesi dell’ulcera è determinante nella scelta della terapia), la presenza di controindicazioni terapeutiche (arteriopatie ostruttive, insufficienza cardiaca grave etc.) ed eventuali complicazioni (infezioni, ipodermodermiti etc.); la possibilità di deambulare del paziente; la conformazione anatomica dell’arto (per i motivi già esposti); le condizioni della cute (una cute fragile oppure zone di atrofia bianca possono essere danneggiate da una pressione troppo forte).

 La maggiorparte degli studi controllati e randomizzati mostra che la compressione da sola facilita la guarigione delle ulcere venose.

Ma non è risolutiva nella maggior parte dei casi

 La compressione forte (35-45 mmHg alla caviglia sembra essere migliore della compressione meno intensa (15-25 mmHG alla caviglia) e i bendaggi multistrato risultano più efficaci di quelli mono e bi-strato.

 Per la cura delle ulcere venose si raccomanda l’uso  di compressione elastica ed anelastica multistrato ad elevata intensità; nei pazienti non deambulanti o con la caviglia immobilizzata si raccomanda l’impiego di bendaggi anelastici multistrato,  La compressione pneumatica intermittente può essere aggiunta se la guarigione dell’ulcera non procede regolarmente.

 

Il protocollo terapeutico complessivo prevede in sintesi che: nella fase acuta dell’ulcera venosa, dopo l’eventuale debridement del fondo, venga usato un bendaggio anelastico, applicato con tecnica a otto o a otto fissato alla caviglia ed eventuale compressione eccentrica sulla zona della lesione, da rinnovare in media ogni quattro giorni nelle fasi iniziali della terapia e ogni sette giorni in seguito.

 L’efficacia della terapia deve essere controllata continuamente. Se la lesione migliora clinicamente e si riduce sensibilmente è consigliabile continuare con la terapia iniziale, mentre se ciò non avviene o se cambia lo stato di salute del paziente è necessario un riesame clinico-disgnostico ed eventualmente un prelievo per la coltura batterica e/o una biopsia.

 La compliance del paziente alla terapia compressiva rappresenta un aspetto determinante per il risultato. L’informazione sul significato e sull’uso della compressione effettuata o prescritta deve essere dettagliata, includendo anche tutte quelle notizie necessarie alla manutenzione ottimale della calza elastica (modalità di lavaggio, durata etc.).

Naturalmente la compressione è una forza che aiuta. SE noi abbiniamo la ossigenoterapia localizzata ad altra percentuale di ossigeno come con l’ULCOSAN i fattori si sommano portando indubbi vantaggi