Cosa si intende per Elastocompresisone
L’elastocompressione può essere fatta risalire a Celso, ma venne usata da Henry de Mondeville nel 1320 per dominare l’edema e, estesa a tutto l’arto, per guarire le ulcere . Gerolamo Fabrizio da Aquapendente per primo descrisse le
valvole venose, e nel 1603 parlò dell’elastocompressione nella cura delle ulcere e fu il primo ad adottare gambaletti. Richard Wiseman descrisse nel 1676 che l’insufficienza valvolare fosse legata alla dilatazione delle vene e venne considerato il primo ad usare il termine “ulcera varicosa”
Nel 1771 apparvero le prime pubblicazioni esclusivamente dedicate ai metodi di compressione. Nei tempi moderni vennero prodotti numerosi mezzi di contenzione. e di bendaggi. Negli anni 20 e successivi iniziò la produzione industriale dell’Elastoplast della Lueschen e Boemper. Un passo avanti venne dal dermatologo Unna che inventò la pasta all’ossido di zinco che lui usata per curare le dermatiti da stasi venosa ma poi impiegata con un
bendaggio, per la terapia com pressiva.
Con l’avvento della scleroterapia per la terapia delle ulcere da flebostasi l’elastocompressione passò in secondo piano ma negli anni recenti si vide che la scleroterapia non era semplice da praticare, non era alla portata di tutti i centri e se non usata in modo corretta poteva dare complicanze anche importanti.
La terapia elastocompressiva serve a vicariare la deficienza della pompa muscolo-cutanea dovuta a deficit del flusso venoso o linfatico per precedenti patologie del cirtcolo profono o superficiale o linfatico. IN tale maniera si ottiene una riduzione o una scomparsa o una prevenzione della formazione di edema . Si ottiene in altri casi una attenuazione del sovraccarico del sistema venoso superficiale con la continenza delle vene varicose comunicanti insufficienti con valvole alterate da processi flebitici o trombotici che le hanno alterate.
E’ importante ed è uno sbaglio che spesso si osserva il non stare attenti alle arterioaptie anche minime. La elastocompresisone può accentuare il minor afflusso di sangue arteriso aumentando a volte anche l’edema.
Come avvine il meccanismmo di terapia o prevenzione per la patologia ulcerosa tramite la elastocmpresisone ?
Viene ridotto l’edema che aumenta lo spazio tra tessuto e vasi nutrizi e si interrompe il circolo vizioso che causa o maniene l’ulcera. Infatrti I bendaggi esercitano una pressione che contrasta il ristagno di liquido sia nel comparto intravasale che a livello tissutale.
Tutti i bendaggi tendono a ridurre la pressione esercitata con il passare del tempo. e quindi devo essere sostituiti nel tempo e con modalità variabili da soggetto a soggetto a secondo della patologia
I bendaggi possono essere mobili ( 12-48 ore) o fissi ( 4-21 giorni)
La elasticità varia da lunga, media e corta a secon do della estensione
Il Bendaggio fisso può essere alle paste, coesivo o adesivo
L’uso del bendaggio e’ indicato quando vi siano i segni della stasi e/o l’edema.
Si coinsiglia il bendaggio mobile che può essere autogetsito o eseguto da un servizio domiciliare o Fisso quando si può accedere alla ferita ad intervalli prefissati e lunghi.
Il bendaggio elastocompressivo trova indicazione nel trattamento di lesioni ulcerative croniche dell’arto inferiore. Le modalità di confezionamento sono subordinate all’ etiologia della lesione.
Vi è il Bendaggio 4 Layer che è costituito dal sovrapporsi di quattro bende ( cotone di germania, benda di fissaggio, benda ad elasticità lunga, benda ad elasticità corta ). Questo si comporta come un bendaggio ad elasticita’ media, pur mantenendo alte pressioni sia di riposo che di lavoro e può essere impiegato per lunghi periodi. Naturalmente si deve valutare : la compliance del paziente , la deambulazione, la presenza di lesioni cutanee, il tipo di cute, la collaborazione della famiglia, le indicazioni e le controindicazioni
Bisogna poi stare attenti a non provocare ischemiae da bendaggio perf eccesso di compressione ,
A volte il paziente può essere allergico nei confronti di paste o collanti.
sistemica. Si possono notare lesioni cuutanee sulla cresta tibiale e tendini estensori.
Bisogna anche stare attento se vedete edema del piede generalmente dovuto a bendaggio troppo arretrato sull’avampiede, che può divinire grave se associata ad alta compressione.
Possiamo anche eosservare delle tendinite che si presentano con dolore nei
movimenti. Raramente si può avere anche una paralisi o una paresi del nervo SPE per compressione sulla testa peroneale in bendaggi troppo alti. Si manifesta con deficit della flessione plantare (piede cadente) e regredisce in 1-2 mesi.