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CASE MANAGER E LA TERAPIA DELLE LESIONI TROFICHE DEGLI ARTI INFERIORI CON OSSIGENOTERAPIA NORMOBARICA A DOMICILIO
 

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CASE MANAGER E LA TERAPIA DELLE LESIONI TROFICHE DEGLI ARTI INFERIORI CON OSSIGENOTERAPIA NORMOBARICA A DOMICILIO

Da VITOSAN a ULCOSAN NEW: pubblichiamo la Tesi del Master della Dr.ssa Loredana Banovac fatta agli albori della ossigenoterapia normobarica, ma i principi rimangono vari pur migliorando il dispsitivo che ora si chiama ULCOSAN NEW

 

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTA’ DI MEDICINA E GHIRURGIA MASTER DI PRIMO LIVELLO “L’INFERMIERE CASE MANAGER”

CASE MANAGER E LA TERAPIA DELLE LESIONI TROFICHE DEGLI ARTI

INFERIORI CON OSSIGENOTERAPIA NORMOBARICA

A DOMICILIO

Candidato: Loredana Banovac                                                                  Relatore: dott.ssa Tiziana Frison

 

RINGRAZIAMENTI:

Il mio ringraziamento piu’ sentito va a dott. Paolo Madeyski per avermi fornito dati

nacessari per la stesura del mio lavoro.

Ringrazio la sig.ra Anna Bicego per le informazioni molto utili fornitemi

INDICE:

  1. Patologia, epidemiologia, terapie attualmente a disposizione
  2. Normativa di legge
  3. Situazione attuale nel reparto di chirurgia Casa di cura “Rizzola”
  4. Obiettivi prefissati da infermiere C.M.
  5. Il progetto per la realizzazione del obiettivo
  6. Conclusioni
  7. Bibliografia

 

  1. Patologia, epidemiologia, terapie attualmente a disposizione

Le lesioni croniche, quali le ulcere venose degli arti inferiori, le ulcere da decubito e le ulcere da piede diabetico, sono tra le patologie piu’ ricorrenti trattate nel Servizio sanitario nazionale. Il movimento demografico tendente all’invecchiamento della popolazione e la presenza sempre più diffusa di patologie croniche quali il diabete, determinano un aumento del numero dei pazienti con necessità di terapie specifiche. Il malato con tali lesioni che per definizione sono croniche, e’ spesso inabile, sofferente, depresso, in quanto tale patologia rende problematica la sua esistenza, ne provoca uno scadimento della qualità della, vita e coinvolge pesantemente l’ambiente familiare per la continua necessità d’assistenza, accompagnata da un decorso lento e non ben definito.

Tali lesioni spesso sono difficili da curare e l’esito potenzialmente negativo di un trattamento inadeguato comporta implicazioni gravi per il paziente, quali cancrena ed amputazione, compromettendo pesantemente la morbilità.

I problemi vascolari legati a deficit arterioso e all’insufficienza venosa a carico degli arti inferiori rappresentano la causa principale delle lesioni trofiche degli arti inferiori. Ordine di frequenza di tali lesioni e’ seguente:

  • insufficienza venosa
  • deficit arterioso
  • diabete, traumi
  • decubiti
  • iatrogene e neoplastiche

Si stima che in Italia tale patologia colpisca 1’1,5% della popolazione e il 5% della popolazione sopra i 65 anni, con un calcolo approssimativo di circa 2 milioni di individui coinvolgendo oltre 600.000 nuclei famigliari (P.D.L. N 4409/2003). Uno studio svedese pubblicato nel 1993 ha dimostrato che il costo totale delle cure nel arco di tre anni ammonta a 26.700 dolari a persona. Una stima della Gran Bretagna mostra che il trattamento delle lesioni croniche costa al Sistema Sanitario Nazionale all’incirca 1 miliardo di sterline per anno. Partendo dalle cifre su indicate, si valuta che il peso sul Servizio Sanitario Nazionale Italiano superiore a 1,5 miliardi di euro annui.

Attualmente sono a disposizione diversi tipi di terapie, quali:

  • terapie primarie rivolte a risolvere o a migliorare le cause e le concause ( farmaci vasoattivi, diabetici, farmaci che agiscono sulla viscosità del sangue, vasodilatatori ecc…) farmaci e presidi per le medicazioni (pomate, garze, fasciature, presidi medicati ecc…) e farmaci per le complicanze (anticoagulanti, antibiotici)
  • terapie chirurgiche volte alla detersione delle lesioni o alla riparazione delle stesse (chirurgia plastica)
  • ossigenoterapia attuata nelle camere iperbariche che da buoni risultati, ma e’ di difficile attuazione per la scarsa reperibilità e per le controindicazioni generali (organiche e psicologiche) che ne limitano l’utilizzo.

Come alternativa alle terapie possibili attualmente, è stata sperimentata, da chirurghi generali, chirurgo plastico e anestesista della casa di cura “Rizzola” di San Dona’ di Piave, l’ossigenoterapia normobarica per via topica, che da terapia tradizionale di comprovata efficacia ma d’uso empirico, si sta affermando come terapia senza alcuna controindicazione, a costi modesti, d’uso facile e alla portata di tutti, con vantaggi sia per il paziente (risultati ottimali) sia per il Sistema Sanitario Nazionale (costi minimi in quanto praticabile anche a domicilio da personale non medico).

Da una casistica di 72 pazienti, risulta che 51 (il 70%) sono guariti durante il trattamento con ossigenoterapia per via topica. Delle rimanenti 21 ferite, 8 sono guarite dopo un intervento chirurgico di trapianto associato a successiva ossigenoterapia, 13 non sono guarite; di queste 3 pazienti sono morti durante il trattamento e tre pazienti hanno abbandonato la cura. Se si includono le guarigioni postoperatorie la percentuale di ferite completamente guarite con trattamento d’ossigenoterapia per via topica sale al 81%. La percentuale di guarigioni s’incrementa al 86% se non vengono compresi nel numero totale i pazienti che hanno abbandonato la cura, in quanto lo stato finale delle loro ferite non è stata determinata e quelli deceduti per cause non correlate alla malattia di base

 

  1. Normativa di legge

Tra gli atti parlamentari del 2006. la Camera dei deputati N.1765, presenta seguente proposta di legge: ” Disposizioni per la razionalizzazione e il contenimento della spesa in relazione ai trattamenti delle ulcere cutanee croniche”.

Tale proposta di legge si configura come una disciplina quadro che reca principi di interesse generale per il contenimento della spesa pubblica nazionale in un settore, quello sanitario, che appartiene alla competenza regionale, ma che spesso fa ricadere le proprie difficoltà economiche sul bilancio dello Stato. Lo scopo della presente proposta di legge è quello di rendere omogeneo ed economico il trattamento di questa patologia, e, quindi di migliorare i conti pubblici, stabilendo principi in base ai quali le regioni siano spinte ad utilizzare prodotti medicamentosi di maggiore efficacia terapeutica e trattamenti tali da ridurre al massimo l’intervento del personale medico e sanitario. L’impatto sociale delle patologie ulcerative e’ tra i maggiori nel panorama sanitario. Per questo motivo in molti Paesi europei  come la Gran Bretagna e la Scandinavia, la cura delle ulcere cutanee avviene prevalentemente in ambiente non ospedaliero .

La presente proposta di legge cita che in alcune parti d’Italia, la cura delle ulcere cutanee croniche viene affrontata mediante l’utilizzo dell’ossigenoterapia normobarica per via topica, la quale ha benefici terapeutici analoghi a quelli determinati dall’uso della camera iperbarica , riferendosi alla camera normobarica distrettuale di Madeyski, che viene utilizzata nel distretto del ULSS 10 di San Donà di Piave. Inoltre è stata adottata come trattamento delle ulcere trofiche anche da Istituto Codivilla Putti di Cortina d’Ampezzo e da chirurgia vascolare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara “Arcispedale” S.Anna Ferrara.

Dunque, con questa proposta di legge, è stato previsto che l’Agenzia italiana del farmaco, decida sull’adozione del regime di rimborsabilità applicabile ai medicamenti innovativi in base ai criteri direttivi definiti dalla presente proposta di legge.

  1. Situazione attuale nel reparto di chirurgia Casa di cura “Rizzola”

Dai primi anni 2000., il reparto di chirurgia della Casa di cura “Rizzola”, con a capo dott. Madeyski nonche ideatore della camera normobarica distrettuale, applica questa tecnica di cura delle lesioni cutanee croniche, prima in via sperimentale, e pio dal 2003. la tecnica e’ stata standardizzata. I pazienti vengono selezionati dopo una valutazione medica per la loro eleggibilità a tale terapia. Cosi come il medico curante ha un’ampia discrezione nel prescrivere questa tecnica come alternativa a quell’iperbarica.

Dal 2003. fino al giugno 2010. la disponibilità di posti letto nel reparto era di 50 posti, che venivano suddivisi tra le specialità di chirurgia, urologia, proctologia, chirurgia plastica e ortopedia. Il reparto dispone di due camere normobariche da utilizzare contemporaneamente per due pazienti. La terapia può avere inizio dopo una toilette chirurgica cruenta che garantisce un terreno terso, che è la condizione base per poter applicare ossigenoterapia. Questo comporta un ricovero di alcuni giorni prima e dopo l’inizio della terapia. Il ricovero si rende necessario anche per i pazienti che necessitano di una terapia con i farmaci vasoattivi che fanno parte della fascia I-I di farmaci per qui non possono essere somministrati a domicilio. La terapia con questi farmaci ha una durata consigliata di 7 giorni.

Questo significa che per ogni paziente che sta per iniziare la terapia con la camera normobarica, sono necessarie in media 5 giornate di ospedalizzazione.

Durante il ricovero il paziente e eventuale caregiver, vengono educati per l’uso della camera normobarica a domicilio. Tutti i soggetti selezionati sono a conoscenza del tipo di terapia, delle possibilità o meno della sua efficacia, dei costi che tale terapia comporta e si impegnano a farsi seguire regolarmente con le cadenze stabilite dal chirurgo. Il trattamento, quindi, continua a domicilio e l’andamento dell’ulcera viene monitorizzato con le visite mediche.

La situazione relativa alla organizzazione del reparto di chirurgia, e’ cambiata notevolmente da giugno 2010. in quanto sono stati ridotti posti letto da 50 a 12. Questo rende ancora più difficile l’ospedalizzazione di pazienti con queste patologie.

Nonostante il trattamento fosse rivoluzionario in termini di costi, di mancanza di tossicità sistemica, facilità di ricevere il trattamento a domicilio, di assenza di controindicazioni, ha la peculiarità di avere un costo a carico del paziente, visto che la proposta di legge su citata non ha avuto sviluppi.

  1. Obiettivi prefissati da infermiere C.M.

Considerando tutto su detto e visto il panorama sanitario italiano, si rende evidente la necessità di spostare a domicilio il più possibile dei trattamenti e terapie.

Nello specifico, il trattamento delle ulcere trofiche con la camera normobarica distrettuale, e’ stato studiato proprio in funzione di spostarlo a domicilio. Nonostante questo, emergono alcuni vincoli da superare. Primo di quali e’ la non realizzazione della proposta di legge N.1765 da parte delle regioni che hanno la competenza nella gestione delle santa’ pubblica e privata nel territorio.

La realizzazione di questa proposta di legge comporterebbe la rimborsabilità del trattamento dal SSN e la partecipazione al progetto di tutte le strutture pubbliche e private del territorio. Ipotizzando che questo avvera’ nel prossimo futuro è possibile prefissare un obiettivo per quanto riguarda la gestione delle ulcere trofiche con la camera normobarica distrettuale: “Stabilire un percorso da seguire dalla eleggibilità del paziente alla realizzazione delle cure a domicilio,e monitoraggio”.

  1. Il progetto per la realizzazione del obiettivo

Il progetto verrà realizzato pianificando le risorse umane e materiali, modi e strategie da adottare.

E’ necessario partire dalla informazione da fornire a tutti i soggetti che verranno coinvolti nello stesso, quali sono: medici di base, medici specialisti nelle strutture pubbliche e private del territorio, servizio di assistenza domiciliare del distretto. L’eleggibilità parte dal medico di base che riceve il paziente con la problematica in questione , oppure dal chirurgo( specialista) al quale viene inviato il paziente in seguito ad una visita da parte del medico di base.

L’infermiere C.M. diventerà la figura di riferimento per tutti i soggetti in questione, per quanto riguarda 1’organizza7ione e la tempistica con la quale verrà guidato il paziente. Esso farà in modo di avere una database di tutti i pazienti, del bacino d’utenza , con queste problematiche, e registrerà tutti i accessi del paziente agli ambulatori in modo di poter organizzare tempestivamente le azioni da effettuare da parte di vari professionisti.

In base alle esigenze date dalla situazione clinica ,il medico può decidere di fare un ricovero breve in regime day surgery per la toilette chirurgica dell’ulcera, oppure decide di  ricoverare il paziente per la terapia con farmaci vasoattivi che richiede una degenza di 7 giorni, durante i quali vena’ eseguita anche la toilette chirurgica.

Nel caso in qui è sufficiente eseguire la toilette chirurgica prima di partire con il trattamento con la camera normobarica, il paziente viene indirizzato alla struttura privata del territorio che ha notevoli limiti per i ricoveri di certa durata.

Nel caso il paziente necessita di una terapia di supporto farmacologico, viene indirizzato alla struttura pubblica.

In entrambi i casi, già al momento di ricovero, vena’ contattato, da parte del infermiere C.M., il servizio di assistenza domiciliare che si organizzerà in merito.

Il servizio di assistenza domiciliare accede al domicilio del paziente, dopo la toilette chirurgica, in II giornata postoperatoria per la prima medicazione ( come indicazione medica). In tal occasione l’infermiere del servizio, si presta anche a fare l’educazione al caregiver, relativa al tipo di medicazione, tempi di esposizione al ossigeno e quant’altro in modo di renderlo autonomo nel svolgimento del trattamento. Si rende, però, reperibile telefonicamente per eventuali chiarimenti.

I pazienti che sono stati ricoverati 7 giorni, ricevono la visita da parte del servizio di assistenza domiciliare, il giorno successivo alla dimissione. L’infermiere del servizio deve svolgere la stessa attività come al paziente su citato. La prima visita e’ il giorno successivo alla dimissione perché la toilette chirurgica è stata eseguita giorno precedente, in modo tale l’inizio del trattamento cade in seconda giornata postoperatoria.

Ad entrambi spiega l’importanza delle visite mediche di controllo (follow-up).

L’infermiere del servizio di assistenza domiciliare in questo modo impiega circa due ore del suo lavoro che si può considerare completato, in quanto è stata resa possibile la gestione del trattamento a domicilio in modo autonomo grazie alla educazione sanitaria svolta.

E’ importante collocare nel progetto anche la dita MP sistema s.r.l. che si occupa della correta funzionalità delle camere in quanto produttrice delle stesse.

L’infermiere C.M. deve essere in costante contatto con la dita affinché le machine siano sempre funzionali e disponibili per ogni singolo paziente.

  1. Conclusioni

Riprendendo dati epidemiologici che vari studi evidenziano, vediamo che la frequenza di questa malattia varia tra 0,4% e il 4-5% tra gli ultrasessantenni. La cronicità della malattia comporta tempi molto lunghi per ottenere la guarigione di tali lesioni, e varia secondo la malattia di base. La durata media di un ulcera è di circa 26 settimane con un range variabile tra le 4 settimane e i 30 anni e in molti casi non è possibile ottenere la completa chiusura della lesione. Nel 46% dei pazienti il decorso supera le 26 settimane e nel 15% i due anni. La storia evolutiva di tali lesioni e’ caratterizzata da decorso cronico ed ingravescente, da facili recidive, infezioni, con pesanti ripercussioni sulla vita lavorativa di tutti i giorni e sulla vita di relazione con pesanti costi sociali. Tutto questo significa che episodi di riospedalizzazione sono frequenti e comportano spese a carico del SSN non indifferenti.

Con l’insegnamento di benchmarking, cioè’ viste le esperienze di alcuni paesi scandinavi e quelle di Gran Bretagna, che hanno già adottato questo tipo di metodiche, possiamo dire che si tratta di un modo valido del trattamento di queste problematiche.

In risposta a tali problematiche, la cura di queste patologie a domicilio con ossigenoterapia in camera normobarica, risulta essere un alternativa valida visti indiscutibili vantaggi, quali:

–     basso costo

–     mancanza di tossicità sistemica

–     facilità di ricevere il trattamento domiciliare

Considerando tutti questi dati, e’ possibile concludere con l’affermazione che omologazione di questo metodo di cura delle ulcere trofiche, porterebbe inevitabilmente ad una riduzione delle giornate di ricovero, contenimento di episodi di riospedalizzazione e un ottima compliance da parte dei pazienti.

Il servizio di assistenza domiciliare, inoltre, impegna in media 2 ore di lavoro per paziente.

 

 

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Come trattare il Piede diabetico e le sue complicanze : Percorso razionale dalla diagnosi alla terapia
 

 

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Come trattare il Piede diabetico e le sue complicanze : Percorso razionale dalla diagnosi alla terapia

Con il termine “piede diabetico” si indica la patologia che può svilupparsi a carico del piede nei pazienti affetti da diabete mellito.

Non tutti I pazienti diabetici vanno incontro al Piede Diabetico ma solo una parte e si tratta in genere di pazienti che non sanno di essere diabetici, che non si curano e che quindi hanno una glicemia alta e specialmente hanno sbalzi glicemici in quanto oltre a non curarsi non fanno una dieta appropriate.

Vanno più facilmente incontro a tale patologia I diabetici che fumano e che hanno disturbi circolatori, specie arteriosi. Ma non bisogna dimenticare che si sommano fattori venosi come esiti di trombosi profonda e insufficienza venosa superficiale.

I fattori che influenzano tale patologia sono la polineuropatia periferica, l’arteriopatia periferica , la insufficienza venosa e le infezioni. Tali fattori possono essere presenti singolarmente ma più frequentemente, coesistere .

La patologia del piede diabetico e delle sue complicanze è in aumento.

L’aumento è dovuto all’invecchiamento della popolazione, all’aumento dei diabetici ( problema di stile di vita) e naturalmente ad aumento di sopravvivenza dei pazienti diabetici.

Il piede diabetico è diventato un problema sanitario e sociale.

Per tale motive si spiega la nascita in ogni Ospedale o quasi di un servizio o di un reparto che si occupi di questa patologia per cercare di prevenirla, di diagnosticarla e di curarla nella maniera ottimale

I problemi che nascono da un piede diabetico non curato o non curato in maniera ottimale comportano lunghi periodi di cure ambulatoriali, di prolungati e ripetuti ricoveri ospedalieri e, spesso di mutilazioni minori ma anche maggiori.

Secondo il Basel Study che si è esteso per 5 anni sono state eseguite amputazioni maggiori nel 6,8% dei pazienti diabetici rispetto allo 0,6% dei non diabetici, in relazioni ad alter patologie come l’arteriopatia.

Negli Stati Uniti le amputazioni per cause ischemiche sono circa 200 per milione di abitanti per anno tra i non diabetici, circa 3900 per milione per anno tra i diabetici.. Interessante il dato che emerge da vari studi che mostra che il numero di amputazioni per cause ischemiche è risultata essere 10,3 volte maggiore per gli uomini e 13,8 volte maggiore per le donne con diabete rispetto ai non diabetici.

In Italia non abbiamo ancora dati sicuri e comprensivi di varie regioni ma solo dati frammentari.

Stanno sorgendo vari centri che si occupano di tale patologia e fra non molto si avranno dati attendibili

I costi sono noti in altre nazioni e I dati più significativi sono quelli degli Stati Uniti ma sono viziati e non comparabili per la differenza della assistenza sanitaria.

Per fare un esempio comparative si tenga presente che il costo di una amputazione di un piede diabetico si aggira sui 10.000 dollari mentre in Italia in DRG si aggira sui 4500 euro.

Vi sono poi problemi legati alla diagnosi , alla terapia e alla riabilitazione di tale patologia. Vengono chiamati a collaborare il diabetologo, il podologo, il chirurgo generale e il chirurgo vascolare , l’infettivologo , l’ortopedico il radiologo ,il fisioterapista , il posturologo ecc.

La nascita di vari centri e la specializzazione di vari sanitari tendono a ridurre al minimo le amputazioni e se possibile limitare le amputazioni alle minori, oltre a ridurre i tempi dei ricoveri, i ricoveri stessi, il disagio del paziente e dei familiari, oltre naturalmente a ridurre I costi della sanità pubblica e I costi sociali

Il paziente deve seguire un percorso razionale

Il medico di base o di medicina generale deve essere il punto fermo di ogni paziente

Sarà il medico di medicina generale a inviare il paziente a fare degli accertamenti o a mandarlo dal chirurgo o dal diabetologo a secondo che il paziente presenti un diabete non trattato o critico se il paziente presenti una lesione al piede da trattare chirurgicamente

Sarà poi il diabetologo o il chirurgo a segnare la strada da seguire. Questa può essere data da accertamenti ematologici o strumentali o da un ricovero urgente

Il ricovero urgente si rende necessario nei seguenti casi

  1. Piede ischemico (ulcerazione o gangrena del piede e/o ischemia critica con persistente dolore ischemico a riposo)
  2. Ulcera ad eziologia neuropatica infetta

Ambulatorialmente o da esterno devono in ogni caso programmati con urgenza o meno I seguenti accertamenti

Doppler arti inferiori e visita eventuale Chirurgo Vascolare

Rx piede

Arteriografia arti inferiori ed eventuale angioplastica

Visita Ortopedica (in previsione di eventuali amputazioni)

Tampone ulcera per antibiogramma mirato o agoaspirato tessuti profondi o biopsia dell’ulcera eventuale

Eventuale RMN piede (in caso di sospetta osteomielite)

Eventuale Visita Chirurgo Plastico (per courettage esteso dell’ulcera)

Medicazioni locali

Trattamento antibiotico sistemico parenterale (in caso di sepsi e/o di lesioni ulcerative infette)

 

Alla dimissione il paziente avrà un percorso dedicato e sarà seguito sempre dalla stessa equipe medica che potrà valutare meglio lo stato comparative dell’andamento della patologia

Dobbiamo tendere ad un miglioramento della diagnosi della eziologia della patologia e a dare al paziente una terapia opportune nei tempi brevi o consono allo stato della patologia. In questo modo ci saranno vantaggi per il paziente che vedrà ridotta la possibilità di amputazioni specie maggiori, una diminuzione di costi e un sollievo psicosociale al paziente e ai familiari. La diminuzione delle giornate di degenza sono importanti.  Al giorno d’oggi non è compatibile con la medicina moderna e con la prevenzione di possibili complicanze che un paziente rimanga ricoverato un mese o due per una lesione al piede diabetico

 
Tanti chiedono cosa significa piede diabetico
 

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Tanti chiedono e spesso ci scrivono chiedendo cosa significa piede diabetico e allora diciamo due parole semplici per fare una panoramica sul problema

Il piede diabetico porta spesso a complicanze importanti. Basta pensare che da dati statistici non solo italiani il 15 dei pazienti diabetici andrà incontro ad ulcere dei piedi nel corso della loro vita. Sempre da dati statistici l’84% delle amputazioni minori o maggiori nel diabetici provengono da ulcere non trattate, trattate in maniera non adeguata.

Da quando ci occupiamo di piede diabetico e di ulcere degli arti inferiori abbiamo potuto vedere che la ossigenoterapia normobarica con il nostro dispositivo Ulcosan NEW ha dato dei grossi vantaggi nell’accorciare I tempi di guarigione e a limitare per quanto possibile le amputazioni maggiori.

E allora iniziamo dalla definizione di piede diabetico e rispondere alla domanda iniziale: cosa è il piede diabetico !

Sembrerebbe facile rispondere a tale domanda ma la domanda impone non una semplice risposta di definizione ma piuttosto si vuole chiedere a chi viene o chi è soggetto a tale patologia, perché capita tale patologia, come si presenta ecc.

Dare una definizione sola sembra facile: il piede diabetico rappresenta una temibile complicanza acuta o cronica del diabete. Ma possiamo dire di più: trattasi di una patologia o malattia che si sviluppa come conseguenza di neuropatia ed arteriopatia, tipiche condizioni patologiche della malattia diabetiche.

La Arteriopatia è la patologia che colpisce i vasi arteriosi sia grandi che piccoli. Nel diabete si aggiunge anche la micro angiopatia e cioè la chiusura progressive dei piccolo vasi arteriosi.

La arteriopatia si associa spesso alla neuropatia. Trattasi di una alterazione del sistema nervoso periferico che provoca insensibilità cutanea, parestesie, crampi con disordini dell’andatura.

La neuropatia conduce ad una progressive insensibilità che porta ad una perdita della capacità di sentire il dolore, I cambiamenti della temperature a livello dei piedi.

Questa insensibilità porta il paziente diabetico a non accorgersi della presenza di tagli, ferite, ustioni, congelamento a livello dei piedi.


La neuropatia diabetica aggiunta alla micro angiopatia diabetica porta facilmente a lesioni che vengono trascurate e che possono portare facilmente a complicanze infettive o anche necrotiche alle estremità.

 

 

La neuropatia è estremamente pericolosa per i piedi di un paziente diabetico. In presenza di una ferita al piede, il malato non la riconosce per la diminuita sensibilità, la trascura e continua a poggiare sul piede e a camminare in modo non adeguato peggiorando la situazione perché a partire da una piccola lesione (come ad esempio un apparentemente innocuo callo) si viene a creare in poco tempo una ferita sempre più grande che, degenerando, forma ulcere sanguinanti, infezioni o gangrena.

La neuropatia poi può portare ad una deformazione dei piedi; abbiamo una riduzione delle forza di alcuni gruppi di muscoli ( In genere gli anteriori rispetto ai posteriori) portando ad una retrazione del piede.

Anche questa deformazione aggrava la situazione del piede diabetico con conseguente facilità alle lesioni in parte da decubito. Ecco perché fondamentale è l’uso di scarpe dedicate e di plantari create per il tipo di piede e di lesioni in esso presente.

 

Ora ci si chiede come fare prevenzione o come arrivare prima possibile ad aiutare il paziente con diabete al fine di limitare I danni e le complicanze al piede

 

Come una persona diabetica può pensare di avere problemi di circolazione o di microcircolazione? Quali sono i segnali d’allarme che un diabetico può tenere presente nel corso della sua vita da diabetico ?

Il diabetico deve avere dei sospetti quando sente delle parestesie o comunamente detti formicolii ai piedi specialmente quando è a riposo o a letto.

Quando si manifestano crampi alle gambe mentre cammina cercando di memorizzare se basta una camminata breve per provocare I dolori.

Quando le piccole ferite ai piedi non riescono a cicatrizzare facilmente.

Quando I piedi o zone dei piedi presentano una colorazione differente diventando più scuri, rossi, bluacei, verdi o neri.

Quando si formano, zone rilevate o calli alle piante dei piedi e quando si ha la sensazione di piede freddo, specie a letto.

Per tutti questi motivi la pelle diventa fragile, poco irrorata, facilmente traumatizzabile da ferite, traumi, punture ecc e facilmente si apre portando ad ulcere o anche a semplici vesciche che poi si aprono ad ulcere.

Tali ulcere possono guarire dando origine a calli cutanei o infettarsi ed approfondirsi e portare a lesioni ossee e osteomieliti.