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Tanti chiedono e spesso ci scrivono chiedendo cosa significa piede diabetico
 
Il piede diabetico poprta spesso a complicanze importanti. Basta pensare che da dati statistici non solo italiani il 15 dei pazienti diabetici andrà incontro ad ulcere dei piedi nel corso della loro vita. Sempre da dati statistici l’84% delle amputazioni minori o maggiori nel diabetic provengono da ulcere non trattate, tratatte in maniera non adeguata. Da quando ci ocupiamo di piede diabetico e di ulcere degli afrti inferiori abbiamo potuto vedere che la ossigenoterapia normobarica con il nostro dispositivo Ulcosan ha dato dei grossi vantaggi nell’accorciare I tempi di guarigione e a limitare per quanto possibile le amputazioni maggiori. E allora iniziamo dalla definizione di piede diabetico e rispondere alla domanda iniziale: cosa è il piede diabetico ! Sembrerebbe facile rispondere a tale domanda ma la domanda impone non una semplice risposta di definizione ma piuttosto si vuole chiedere a chi viene o chi è soggetto a tale patologia, perche capita tale patologia , come si presenta ecccc. Dare una definizione solo è facile: il piede diabetico rappresenta una temibile complicanza acuta o cronica del diabete. Ma possiamo dire di più: trattasi di una patologia o malattia che si sviluppa come conseguenza di neuropatia ed arteriopatia, tipiche condizioni patologiche della malattia diabetica. La Arteriopatia è la patologia che colpisce i vasi arteriosi sia grandi che piccoli. Nel diabete si aggiunge anche la microangiopatia e cioè la chiusura progressiva dei piccoli vasi arteriosi. La arteriopatia si associa spesso alla neuropatia. Trattasi di una alterazione del sistema nervoso periferico che pòrovoca insensibilità cutanea, parestesie, crampi con disordini dell’andatura. La neuropatia conduce ad una progressive insensibilità che porta ad una perdita della capacità di sentire il dolore, a sentire I cambiamenti della temperature a livello dei piedi. Questa insensibilità porta il paziente diabetico a non accorgersi della presenza di tagli, ferite, ustioni, congelamenti a livello dei piedi. 
La neuropatia diabetica aggiunta alla microangiopatia diabetica porta facilmente a lesioni che vengono trascurate e che possono portare facilmente a compliocanze infettive o anche necrotiche alle estremità. La neuropatia è estremamente pericolosa per i piedi di un paziente diabetico. In presenza di una ferita al piede, il malato non la riconosce per la diminuita sensibilità, la trascura e continua a poggiare sul piede e a camminare in modo non adeguato peggiorando la situazione perché a partire da una piccola lesione (come ad esempio un apparentemente innocuo callo) si viene a creare in poco tempo una ferita sempre più grande che, degenerando, forma ulcere sanguinanti, infezioni o gangrena. La neuropatia poi può portare ad una deformazione dei piedi; abbiamo una riduzione delle forza di alcuni gruppi di muscolari ( In genere gli anteriori rispetto ai posteriori) portando ad una retrazione del piede. Anche questa deformazione aggrava la situazione del piede diabetico con conseguente facilità alle lesioni in parte da decubito. Ecco perche fondamentale è l’uso di scarpe dedicate e di plantari creati per il tipo di piede e di lesioni in esso presenti. Ora ci si chiede come fare prevenzione o come arrivare prima possibile ad aiutare il paziente con diabete al fine di limitare I danni e le complicanze al piede Come una persona diabetica può pensare di avere problemi di circolazione o di microcircolazione? Quali sono i segnali d’allarme che un diabetico può tenere presente nel corso della sua vita da diabetico ? Il diabetico deve avere dei sospetti quando sente delle parestesie o comunemente detti formicolii ai piedi specialmente quando è a riposo o a letto. Quando si manifestano crampi alle gambe mentre cammina cercando di memorizzare se basta una camminata breve per provocare I dolori. Quando le piccole ferite ai piedi non riescono a cicatrizzare facilmente. Quando I piedi o zone dei piedi presentano una colorazione differente diventando più scuri, rossi, bluacei, verdi o neri. Quando si formano,zone rilevate o calli alle piante dei piedi e quando si ha la senzazione di piede freddo, specie a letto. Per tutti questi motivi la pelle diventa fragile, poco irrorata, facilmente tramatizzabile da ferite, traumi,punture ecc… e facilmente si apre portando ad ulcere o anche a semplici vesciche che poi si aprono ad ulcere. Tali ulcere possono guarire dando origine a calli cutanei o infettarsi ed approfondirsi e portare a lesion ossee e ostemieliti.
 
Proposta di leggeper la razionalizzazione e il contenimento della spesa in relazione ai trattamenti delle ulcere cutanee croniche
 
XV LEGISLATURA CAMERA DEI DEPUTATI N. 1765 Pag. 1 PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa dei deputati CAMPA, BAIAMONTE, BARBIERI, BERNARDO, BRUSCO, CESARO, GIULIO CONTI, GRECO, LO PRESTI, LUCCHESE, MAZZOCCHI, PALUMBO, PELINO, ROMAGNOLI, SIMEONI, TASSONE Disposizioni per la razionalizzazione e il contenimento della spesa in relazione ai trattamenti delle ulcere cutanee croniche Presentata il 4 ottobre 2006 Onorevoli Colleghi! – La presente proposta di legge si configura come una disciplina quadro che reca princìpi di interesse generale per il contenimento della spesa pubblica nazionale in un settore, quello sanitario, che appartiene alla competenza regionale, ma che spesso fa ricadere le proprie difficoltà economiche, anche mediante provvedimenti d’urgenza, sul bilancio dello Stato. È in quest’ottica che si intende provvedere a dettare norme di razionalizzazione del trattamento delle ulcere cutanee croniche, una patologia che impone attualmente un costoso intervento quotidiano di personale medico e paramedico, e il cui trattamento rappresenta una voce importante del bilancio delle aziende sanitarie locali e ospedaliere. Lo scopo della presente proposta di legge è quello di rendere omogeneo ed economico il trattamento di questa patologia, e, quindi, di migliorare i conti pubblici, stabilendo princìpi in base ai quali le regioni siano spinte ad utilizzare prodotti medicamentosi di maggiore efficacia terapeutica e trattamenti tali da ridurre al massimo l’intervento del personale medico e sanitario. Le lesioni croniche, come le ulcere da piede diabetico, le ulcere da decubito e le ulcere venose degli arti inferiori, rappresentano una componente importante della spesa del Servizio sanitario nazionale. In Italia, circa 2 milioni di individui e le loro famiglie sono coinvolti nel problema. Il costo annuale per il sistema sanitario italiano è stimato essere superiore a 1,5 miliardi di euro. L’impatto sociale delle patologie ulcerative è tra i maggiori nel panorama sanitario. Il maggiore costo del trattamento è costituito dal tempo di assistenza necessario per cambiare le medicazioni, che si aggira tra il 58 e il 95 per cento dei costi totali. Molte medicazioni moderne sono state sviluppate per facilitare Pag. 2 la gestione delle lesioni e ridurre la frequenza delle visite infermieristiche. È proprio il costo del personale che incide pesantemente nell’ambito della gestione di un paziente con lesioni cutanee croniche. Per questo motivo in molti Paesi europei, quali la Gran Bretagna e la Scandinavia, la cura delle ulcere cutanee croniche avviene in ambiente prevalentemente non ospedaliero ovvero a casa del paziente. Le terapie attualmente a disposizione si rinvengono nelle terapie primarie rivolte a risolvere o a migliorare le cause e le concause (mediante l’uso di farmaci vasoattivi, che agiscono sulla viscosità del sangue e di farmaci vasodilatatori nonché di farmaci e di presìdi per le medicazioni e di farmaci per le complicanze quali anticoagulanti ed antibiotici); nelle terapie chirurgiche volte alla detersione delle lesioni o alla riparazione delle stesse (chirurgia plastica); nell’ossigenoterapia attuata nella camere iperbariche, la quale però è di difficile attuazione per la scarsa reperibilità dei macchinari e per le controindicazioni generali (organiche e psicologiche) che ne limitano l’utilizzo. Di recente, in alcune parti d’Italia, come già avviene negli Stati Uniti ed in altri Paesi europei, la cura delle ulcere cutanee croniche viene affrontata mediante l’utilizzo dell’ossigenoterapia normobarica per via topica, la quale ha benefìci terapeutici analoghi a quelli determinati dall’uso della camera iperbarica, fra i quali si segnalano: la detersione delle ferite e una azione antisettica sulle stesse, l’incentivazione della vascolarizzazione con conseguente stimolazione della granulazione dei tessuti; l’estrema semplicità di gestione della terapia, anche a domicilio del paziente con l’aiuto di un familiare, con controllo settimanale della ferita da parte delle strutture mediche o paramediche; l’assenza totale di controindicazioni e la facilità di diffusione sul territorio con possibilità di raggiungere tutti quei pazienti eleggibili (200.000 in Italia) che al momento non possono curarsi con l’ossigeno per la scarsa disponibilità di camere iperbariche; infine, la continuità terapeutica per un mese senza interruzioni, nella tranquillità del proprio ambiente familiare. Da rilevare che l’utilizzo di medicazioni appropriate nel trattamento delle ulcere cutanee croniche potrebbe ridurre il costo totale sanitario almeno dell’80 per cento. Con l’ossigenoterapia topica i costi per la degenza ospedaliera e per il personale medico e paramedico sono notevolmente ridotti, così come si riduce la spesa per le medicazioni: queste, infatti, avvengono tramite una soluzione fisiologica che deterge la lesione, mentre l’ossigeno interviene per ridurre l’infezione e l’essudazione e stimolare il tessuto di granulazione. Nella quasi totalità dei Paesi europei, con esclusione dell’Italia, esiste una normativa per il rimborso dei prodotti «avanzati» di medicazione delle ulcere cutanee croniche, intesa a sgravare il Servizio sanitario nazionale dai costi di gestione e a fornire un servizio di buon livello ai pazienti. Con la presente proposta di legge, dunque, è stato previsto che l’Agenzia italiana del farmaco, deputata fra l’altro al monitoraggio del consumo e della spesa farmaceutica territoriale ospedaliera a carico del Servizio sanitario nazionale nonché dei consumi e della spesa farmaceutica a carico del cittadino, decida sull’adozione del regime di rimborsabilità applicabile ai medicamenti innovativi in base ai criteri direttivi definiti dal comma 1 dell’articolo 1 della presente proposta di legge. In tale modo, da un lato, si amplia l’offerta di prestazioni mettendo a disposizione dei pazienti un ulteriore percorso terapeutico rispetto a quelli già utilizzati, dall’altro si consegue l’obiettivo di contenere e di razionalizzare la spesa pubblica sanitaria. Pag. 3 PROPOSTA DI LEGGE Art. 1. (Princìpi fondamentali in materia di trattamento delle ulcere cutanee croniche). 1. La presente legge detta i princìpi fondamentali in materia di trattamento delle ulcere cutanee croniche, allo scopo di: a) assicurare una efficace tutela dei cittadini affetti da ulcere cutanee croniche mediante la somministrazione assistita di cure di comprovata efficacia terapeutica facendo ricorso in particolare all’ossigenoterapia normobarica per via topica; b) razionalizzare i protocolli di cura attraverso la definizione di percorsi diagnostico-terapeutici basati sull’evidenza clinica e su criteri di equità, appropriatezza ed economicità, allo scopo di ridurre i tempi di ospedalizzazione e l’incidenza delle complicanze nonché di contenere la spesa sanitaria pubblica; c) prevedere l’applicazione dei protocolli di cui alla lettera b) in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale. 2. L’Agenzia italiana del farmaco, istituita ai sensi dell’articolo 48 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, e successive modificazioni, provvede a redigere l’elenco dei farmaci e delle terapie per il trattamento delle ulcere cutanee croniche rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale garantendo l’attuazione delle finalità di cui al comma 1 del presente articolo. Art. 2. (Compiti delle regioni). 1. Per l’attuazione delle finalità di cui all’articolo 1, comma 1, le regioni adottano Pag. 4 apposite norme che incentivino le aziende sanitarie locali e ospedaliere, gli istituti e gli enti sanitari pubblici e privati, anche convenzionati, all’acquisto e alla prescrizione di presìdi medico-chirurgici scelti in base ad una valutazione del rapporto costi-benefìci effettuata considerando quale costo effettivo l’intero ammontare delle spese necessarie per il trattamento, comprensivo degli oneri organizzativi, gestionali e di personale connessi alla messa in opera, manutenzione e rimozione dei presidi medico-chirurgici. 2. Le disposizioni della presente legge si applicano alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con le disposizioni dei rispettivi statuti di autonomia e con le relative norme di attuazione.
 
La Gangrena e la ossigenoterapia normobarica con Ulcosan
 
Cosa è la Gangrena? Qui vogliamo parlare di un argomento importante, frequente e che può essere trattato dopo l’intervento chirurgico con la ossigenoterapia e con l’Ulcosan. Spesso questo termine ricorre quando parliamo del piede diabetico. Ma la gangrena può avvenire per altre cause. Vediamo allora di cosa si tratta, perche viene, come si previene e come si cura . La gangrena è la morte di un tessuto o o di una parte del corpo causata dalla mancanza del flusso ematico.. Tale flusso può essere interrotto improvvisamente o cronicamente. Le cause sono molte ma tutte si riconducono e vanno ricercate principalmente in ischemie (dovute ad embolie o trombi), infezioni batteriche, congelamenti o a patologie come diabete o arteriosclerosis che occludono vasi arteriosi più o meno grandi Le gangrene sono sostanzialmente di tre tipi in base all’agente causale. 1) Gangrena secca, che rappresenta la tipica complicanza del diabete e della arteriosclerosi . In pratica abbiamo una ischemia più o meno settoriale senza infezione batterica. 2) Gangrena umida provocata da un’infezione batterica che nasce da una ferita aperta e non adeguatamente trattata; in questo caso la causa è di tipo ischemico conseguente a proliferazione batterica. 3) Gangrena gassosa, provocata dalla diffusione di tossine prodotte da batteri che vivono nell’intestino e nel terreno e che possono infettare i tessuti ltraumatizzati da una ferita Come ci si accorge che sta iniziando una grangrena? Chiaramente la sintomatologia e la obiettività variano dal tipo di gangrena (secca, umida, gassosa) e dalla zona in cui la gangrana si produce. 
Nel caso più frequente di una gangrene diabetica possiamo vedere: a) Una alterazione del colore della pelle che diventa rossa , marron,verdastra o nera b) Il tessuto è gonfio, molle e marcio c) Il piede o l’arto diventa secco, nero, quasi mummificato d) Presenta un odore di marcio, maleodorante tipico di un tessuto necrotico e) Normalmente vi è una perdita di sensibilità che aumenta con il progredire della gangrena. Il dolore diminuisce fino a sparire nella zona necrotica f) La zona presenta delle zone infette, purulente o a volte sanguinante Naturalmente I vari sintomi variano nelle zone secche e nelle zone umide Se invece la gangrena è gassosa e la infezione è all’interno e in parte esce all’esterno i sintomi sono invece differenti: 1) Possiamo avere malessere, febbre e confusione sia in rapporto alla febbre che alla tossiemia 2) Il dolore in genere è sempre presente 3) Difficilmente manca la febbre 4) Spesso il paziente è tachicardico e ipoteso e sudato, disponoico 5) Si nota alla ispezione e al tatto la presenza di gas nei tessuti sottocutanei 6) Si può arrivare alla setticemia con I sintomi tipici di tale situazione La diagnosi di gangrena viene fatta come sempre con una accurata anamnesi e su un esame obiettivo della zona colpita dalla necrosi o gangrena. Naturalmente sI devono eseguire alcuni esami per definire la patologia sia come genesi ma anche come definizione di sede esatta in vista della terapia. Non saranno solo gli esami del sangue per valutare la infezione e la anemia di tipo spesso tossico ma anche uno studio radiologico ( Rx , TAC o RNM per determinare l’entità del danno subìto). Se è possibile si esegue un doppler ma anche una arteriografia o una AngioTAC o AngioRNM per identificare con certezza l’arteria ostruita responsabile dei sintomi.
 Indispensabile è anche un esame culturale ( tampone) per identificare i batteri coinvolti nell’infezione. TERAPIA La Gangrena è una patologia che richiede un adeguato e tempestivo trattamento per evitare le complicanze, quali per esempio la diffusione generalizzata dell’infezione (in presenza di gangrena umida o gassosa). Il paziente deve essere ricoverato in una struttura adeguata a tale patologia.
Il trattamento medico impone le solite misure salva vita per ristabilire le funzioni cardiocircolatirie e renali Ma poi l’intervento chirurgico è bene che sia eseguito prontamente perche se non si elimina la zona con la gangrena (rimozione del tessuto necrotico o amputazione dell’arto coinvolto) accompagnato da una terapia antibiotica aggressiva, si rischia una setticemia e vi è pericolo di vita La GANGRENA SECCA richiede la asportazione della zona necrotica, morta prima che la gangrena si estenda. Naturalmente , se possibile, si deve cercare di ripristinare il flusso di sangue nella zona gangrenata. Quindi due sono le cose da fare in maniera prioritaria: cercare di ripristinare l’afflusso di sangue dove è stato ostruito con vari tipi di interventi e successivamente amputare la zona gangrenata. Deve essere prima ripristinato l’afflusso di sangue in modo che l’intervento di amputazione possa essere minimo e abbia possibilità di successo. Noi riteniamo che la amputazione di una zona grangrenata che abbia come causa una ischemia ( sia arteriopatica che diabetica) debba essere lasciata quasi sempre guarire per seconda intenzione. Se si sutura si rischia che la sutura vada in ischemia per chiusura dei piccoli vasi con deiscenza della ferita. Lasciando la ferita aperta noi pratichiamo la ossigenoterapia normobarica con il dispositivo Ulcosan per una o due ore al giorno con ottimi risultati. Se invece ci troviamo di fronte ad GANGRENA UMIDA bisogna agire sulle condizioni locali e generali per diminuire il dolore procurato dall’infezione. Naturalmente essendoci una infezione in atto deve essere somministrata una dose di antibiotici a largo spettro. I più utilizzati per tale scopo sono la penicillina, il metronidazolo e gli aminoglicosidi. Naturalmente anche qui l’intervento chirurgico è indispensabile. Spesso si usa fare prima una toiletta chirurgica per pulire la zona necrotica infetta , lasciandola aperta e passare poi ,ad infezione debellata, ad una amputazione in tessuto sano. Anche qui usiamo la ossigenterapia normobarica con il dispositivo Ulcosan con ottimi risultati Nei casi invece , per fortuna meno frequenti, di GANGRENA GASSOSA si deve procedure in maniera veloce con la rimozione chirurgica del tessuto infetto associata ad una cura antibiotica a largo spettro per prevenire la setticemia. Alcuni pazienti affetti da gangrena gassosa si possono curare con l’ossigenoterapia iperbarica in modo di fornire livelli di ossigeno superiori rispetto alla norma inibendo la crescita dei batteri anaerobi ed stimolando il tessuto di granulazione . Ci si chiede spesso se è possibile prevenire la gangrena nel paziente diabetico. I pazienti diabetici sono a rischio di arrivare ad una gangrena sia secca che umida. I pazienti diabetic devono pertanto pore la massima attenzione al loro corpo e in modo particolare alle lore estremità. I piedi sono il loro punto debole. Avendo una diminuzione di sensibilità possono più facilmente pungersi, feririsi e non accorgersi se non quando la infezione è in piena attività. I diabetici dovrebbero essere abituati a seguire certi comportamenti di igiene per prevenire le infezioni in genere, i traumi ai piedi e la gangrena secca o umida. I piedi dei diabetici dovrebbero essere sempre controllati non solo dalla persona in questione ma anche da una altra persona sia la moglie o il marito o da un medico per vedere se esistono lesioni che possono portare ad una infezione se non trattata. Ogni ASL dovrebbe far partire un programma di educazione e di prevenzione per I pazienti diabetici che sarebbe utile non solo ai pazienti ma anche alle casse dello stato
 
Migliorare il servizio di assistenza degli anziani : La Geriatria e il suo paziente
 
Riteniamo utile pubblicare uno scritto sul paziente geriatrico pervenutoci dal Dr Francescon. Il paziente geriatrico è quello che soffre di ulcere e piaghe da decubito in percentuale maggiore e di molto rispetto al resto della popolazione. Sono i paziente in sostanza ai quali si rivolge il nostro sito dedicato alle ulcere e alle pieghe e al piede diabetico Nella Casa di Cura Rizzola si aprono spazi per la Geriatria. Esiste un Reparto di Geriatria che lavora in rapporto o collaborazione con la ASL che invia tramte il Pronto Soccorso pazienti che abbiamo bisogno di ricovero Al primo piano esiste il Reparto di Lungodegenza e Riabilitazione . In tale Reparto lavora il DR Francescon, specialista in Geriatria e che si occupa da anni di Osteoporosi . Ha pubblicato numerosi lavori su varie riviste scientifiche e tenute relazioni in vari congressi Da qualche mese ha iniziato a eseguire esami per la osteoporosi e in modo particolare la densimetria ossea , dando anche un servizio di consulenza e di visite. Dal primo gennaio aprirà anche un servizio ambulatoriale di visite di geriatria e , per favore le popolazione , anziana, queste visite saranno a tariffa agevolata. Pubblichiamo qui uno scritto sui problemi legati al paziente geriatrico che potrà essere utile a tutti Il Paziente Geriatrico A cura di : Dott.Alessandro Francescon, Specialista in Geriatria e Gerontologia Casa di Cura Sileno e Anna Rizzola, San Donà di Piave (Ve) Nel 1999, Hazzard, Autorevole Geriatra Americano, alla domanda “chi è il tipico paziente geriatrico” rispondeva: . L’anziano fragile è frequentemente disabile e spesso presenta problematiche di tipo socio economico come solitudine e povertà. Generalmente le sue patologie, interagendo tra di loro, si presentano in maniera atipica, rendendo difficile una diagnosi precisa; frequenti risultano pure le complicanze a cui va soggetto come malnutrizione, disidratazione, confusione mentale, reazioni da farmaci, infezioni; a volte le complicanze sono anche chirurgiche. Tali situazioni portano spesso alla perdità dell’autosufficienza con conseguente istituzionalizzazione e, talora, può intervenire anche il decesso. L’invecchiamento della popolazione, caratterizzato in particolare dall’aumento degli ultraottantenni (grandi vecchi) comporta un aumento significativo di soggetti affetti dalla cosidetta sindrome clinica da fragilità. La conoscenza scientifica geriatrica ha sviluppato, nell’ultimo ventennio, una particolare modalità di approccio all’anziano fragile rappresentata dalla valutazione multidimensionale geriatrica e da un modello di assistenza continuativa che consente il proseguimento delle cure dall’Ospedale al Territorio.Tali modalità di intervento si sono dimostrate in grado di ridurre il numero dei ricoveri nei reparti di degenza Ospedaliera con conseguente riduzione dei costi sanitari, miglioramento della qualità della vita dei pazienti e sollievo per i familiari. L’Unità di Valutazione Geriatrica (UVG) ha il compito di elaborare un piano di assistenza personalizzato, di individuare le strutture e i servizi più adeguati per il singolo paziente (Assistenza Domiciliare Integrata, Residenza Sanitaria Assistita, Medico di Medicina Generale, Ospedale per Acuti, Lungodegenza Geriatrica Riabilitativa, Day Hospital, Centro Diurno, Servizi Sociali, etc), di verificare periodicamente l’efficacia degli interventi e se necessario di modificarli. Tutti i servizi e le strutture della rete devono essere in collegamento. Il modello della continuità assistenziale proposto per l’anziano fragile può fornire risposte continue, globali e modificabili nel tempo. Qualitativamente adeguato ai bisogni, si è dimostrato economicamente vantaggioso in quanto riduce il ricorso all’ospedalizzazione del paziente, a volte impropria, e può risolvere il problema delle dimissioni difficili e dei ricoveri ripetuti con conseguente riduzione dei costi dell’assistenza ospedaliera, che più di ogni altra voce incide sulla spesa sanitaria. Le conoscenze Scientifiche Geriatriche sull’anziano fragile hanno consentito di sperimentare idonei modelli di cura grazie anche alla specifica formazione Gerontologico Geriatrica degli operatori dell’Unità Valutativa Geriatrica. Sempre sull’anziano fragile Hazzard più di recente ha scritto “… un uomo, o più spesso una donna, che vive sul filo del rasoio, in bilico tra il mantenimento della propria indipendenza e il rischio di una tragica cascata di eventi patologici, disabilità e complicanze, che troppo spesso si dimostrano irreversibili, rappresentando i più complessi problemi che i medici e tutte le figure professionali sanitarie si trovano a dover affrontare…”
 
Impressioni da Santa Cruz sull’Ulcosan
 
Il dotto Marrone mi racconta che l’ULCOSAN ha avuto una ottima accoglienza e viene usato con soddisfazione dai medici sia nelle strutture pubbliche che private. Gli infermieri non hanno problemi e non hanno notato inconvenienti e mi riferisce che i pazienti hanno avuto buoni risultati. Ha incontrato politici locali illustrando i vantaggi in fatto di costi che si hanno con l’utilizzo di tale dispositivo specielmente in tempi di crisi come questi. La crisi si sente nella sanità anche in Spagna e anche a Teneriffe anche se in proporzione minore Seguono delle foto di alcune sedute in cui spiega a personale medico e infermieristico il tipo di terapia
 
Continua la sperimentazione dell’Ulcosan a Santa Cruz In Teneriffe
 
Giovedì scorso Il Dottor Francisco Dìaz Cabrera ha esposto nel centro d’attenzione primaria de ” LA CUESTA ” Hospital Universitario de Canarias il funzionamento e l’efficacia della camera normobarica ” ULCASAN ” de Madeyski Il Dott Marrone che segue la sperimentazione a Santa Cruz ha mandato alcune foto che pubblichiamo. A metà dicembre il Dott Marrone sarà in Italia per un giro di consulti e mi relazionerà sui progressi dei lavori e mi riporterà le impressioni dei medici e dei paramedici che sembrano essere molto buone
 
MPSystem ha sostenuto il Convegno sul Melanoma a Caorle
 
La sera del 23 novembre si è tenuta a Caorle nella sala consiliare un incontro con la popolazione sul tema. ” Prevenzione del melanoma”. Il 5 novembre del 2011 era iniziata una campagna di sensibilizzazione e diagnosi precoce del melanoma che si sarebbe svolta nell’arco di un anno in tutta la nostra ASL N.10 Tale campagna era stata promosso dai Clubs Service della nostra zona : Rotary Di San Donà, Rotary di POrtoggruaro, Lions di San Donà , Soroptimist di San Donà-Portogruaro e Rotaract. Il Lions di Jesolo pur non partecipando alla campagna ha aiutato attivamente la sensibilizzazione nelle piazze di Jesolo. Il Rotary di Jesolo che nell’anno 2011-2012 era presieduto dal Dr Astolfo non ha voluto partecipare. La campagna era stata finanziata dalla Veneto Banca, Dall’Aqua Nova, dalla MPSystem, dalla Salusjuice e dal Ponte , oltre naturalmente dai Clubs partecipanti. Vi è stato anche l’aiuto prezioso della stamperia Passart di Sartorello che come negli anni passati ha sempre sostenuto le nostre iniziative. La serata aveva due fini: 1) Scendere nella piazza di Caorle che rappresenta assieme alla zona del Comune di San Stino un punto del nostro territorio ove si rinvengono persone con melanomi in una proporzione molto maggiore alle altre zone del Veneto ma anche di tutto il territorio italiano. Basta pensare che se la nostra ASL ha una incidenza di melanomi doppia della media nazionale , la zona di Caorle e San Stino ha una incidenza tripla di quella del territorio italiano . Era quindi giusto scendere tra la gente di Caorle e San Stino per sensibilizzare proprio loro che sono a maggior rischio e spiegare cosa devono fare, a cosa devono stare attenti, come controllarsi eccc.. per cercare di fare una prevenzione primaria ( evitare la malattia ) se possibile o, se non possibile, fare una prevenzione secondaria ( diagnosi precoce) 2) Era passato un anno ed era giusto dare i numeri. Dare i risultati che possono in un certo senso rappresentare il risultato anche dal lavoro svolto dai Club che hanno lanciato la iniziativa. La serata è stata certamente bella. Caorle di notte è splendida e le strade deserte e illuminate da luci artistiche davano un aspetto da sogno alla Piazza del Vescovado, di fronte al Duomo dove nell’Aula consiliare si teneva l’incontro. La sala era piena con gente in piedi in fondo alla sala. Nemmeno la nebbia che era scesa intorno a Caorle e non solo aveva impedito alla gente di arrivare ad ascolare la conferenza. Una signora di una certa età era arrivata in bicletta da una frazione di Corle distante qualche chilometro. Erano naturalmente presenti i Presidenti dei Clubs partecipanti alla inziativa: il Dr Dal Corso attuale Presidente del Rotary di San Donà assieme al Presidente del Rotary dell’anno Precedente, Il Presidente del Roatry di Portogruaro Dr Favot, Il Presidente del Lions Rag Trevisiol e per il Sorpotimist la Professoressa Zago Un momento commovente molto sentito dai presenti è stato quando prima di iniziare gli interventi la gente si è alzata in piedi per un minuto di silenzio in memoria del Dr Briani, il medico di Anatomia Patologica, che recentemente ci aveva lasciato improvvisamente senza neppure salutarci . Il Dr Briani aveva lavorato alla iniziativa e la sua perdita è stata molto sentita da tutti noi. Riportiamo qui la fotografia del Dr Briani tratta dal calendario dei Medici del 2005 Successivamente sono iniziati gli interventi programmati Il Dr Luca Antelmo assessore alla Cultura di Caorle ha portato i saluti della Amministrazione e ha fatto delle considerazioni sulla incidenza dei melanomi nella zona augurando che in un futuro si possa capire la motivazione o meglio le cause di questa incidenza. Successivamente il Dr Lino Baso , in rappresentanza dei Medici di Medicina Generale di Caorle e San Stino, ha spiegato come il medico è al centro delle vita del cittadino per quanto riguarda i problemi legati a varie malattie e nel caso specifico al problema del melanoma.. Non è giusto intasare gli ambulatori degli specialisti, dermatologi o chirurghi e creare così liste di attesa che fanno più danno di bene alla popolazione. Il cittadino deve ,seguendo i consigli dati dalla campagna, rivolgersi al proprio medico di famiglia e sarà lui a valutare la necessità o meno di una visita specialistica o di accertamenti specifici. E’ il medico di famiglia che ha in mano la persona e la sua famiglia. Sarà lui a fere le considerazioni e a valutare il rischi di possibili lesioni che possono portare al melanoma o a ritenere che la lesione sia già un possbile melanoma. Dopo il Medico di famiglia ha preso la parola il Dr Zago, Presidente dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Venezia e che ha la Farmacia proprio in una delle zone critiche e cioè a San Giorgio. Il Dr Zago ha messo in evidenza che se il Medico di famiglia fa diagnosi ed ha in mano la salute del cittadino, è al Farmacista che si rivolge la maggioranza della popolazione. Il Farmacista è sostanzialmente un amico, è più facilmente alla portata del paziente. Non deve fare file in ambulatorio e in Farmacia ogni persona va spesso per tanti motivi. Quindi ha spiegato il motivo per il quale lui ha aderito in maniera entusiastica alla Campagna di Prevenzione del Melanona. Proprio perché sapeva l’utilità e il compito dei Farmacisti verso la popolazione nell’aiutare in maniera pratica e concreta con consigli a stare attenti ai segni di allarme e a consigliare di recarsi dal medico quando e solo quando ce ne fosse necessità. Ha brevemente passato in rassegna quali sono i particolari sui quali deve fermarsi la attenzione di ognuno di noi e ha posto in evidenza anche lui la incidenza alta dei melanomi nella nostra zona riferendo notizie di un congresso europeo al quale aveva partecipato. Ho spiegato come l’Ordine dei Farmacisti ha partecipato attivamente distribuendo a tutte le Farmacie i depliants e spiegando alla gente che si recava in Farmacia il problema da dando consigli. Ha chiuso la serata la relazione del Dr Madeyski , Chirugo ma che era presente anche come Past President del Rotary proprio nell’anno della campagna del melanoma. La relazione non è stata una relazione scientifica ma ha dato spunti di riflessione sociosaniataria 1) si sono dati i dati della incidenza di melanoma in Italia e nella nostra zona e i dati relativi all’ultimo anno dopo la campagna di Prevenzione in questione. I dati in Italia parlano di 23 casi all’anno ( dati del 2009 ) su una popolazione di 100.00 Nella nostra ASL la popolazione è di 204.000 persone per cui ci aspettiamo una incidenza di melanomi di 46 casi all’anno Nella nostra ASL i dati del 2010 mostrano 108 casi e quindi quasi il doppio di quelli del territorio nazionale. Naturalmente si tratta di una media tra i vari comuni. Nel 2011 i casi segnalati dalla anatomia patologica ( e naturalmente si riferiscono solo ai casi diagnosticati nella nostra Anatomia Patologica e quindi non comprendono i pazienti che si sono recati fuori territorio come a Padova e Aviano) sono saliti a 122 e quindi con un aumento del 15% circa . Tale aumento potrebbe essere spiegato con l’aumento dio melanomi che si riscontra annualmente in tutto il mondo per cause atmosferiche ed esposizione a raggi ultravioletti maggiore di anno in anno. Ma potrebbe esserci anche l’aumento di diagnosi dovute alla partenza della campagna di prevenzione che all’inizio è stata massiva e capillare con l’aiuto di tutti clubs nei vari comuni Nel 2012 i vasi rivenuti nella nostra ASL sono stati 140. Il numero è dato dai casi rinvenuti fin o al 20 novembre aggiungendo la frazione corrispondente al media mensile. Quindi vi è stato un aumento del 20% che rappresenta un dato importante nel capire la Campagna di sensibilizzazione. Certamente il melanoma è in aumento in tutto il mondo ma un aumento del 20% non è spiegato solo da tale incremento mondiale e italiano. Ma il dato migliore ci viene dati dai melanomi iniziali rappresentati da melanomi in situ, melanomi con displasia melanocitaria severa o mediosevera, che probabilmente o possibilmente con alta percentuale sarebbe diventati melanomi maligni nel giro di un periodo imprecisato. Questi casi sono stati fino al 20 novembre 151 casi. E questo è sicuramente dovuto ad una diagnosi precoce. La prevenzione secondaria è quella attuata secondariamente alla nascita del melanoma o di un suo precursore. In questo caso l’obiettivo è stato raggiunto. 2) Il Dr Madeyski ha poi mostrato tramite alcune immagini i melanomi e i nevi che avevano segnali di pericolo e che si stavano tramutando probabilmente in melanomi o che si sono rivelati poi all’esame dei veri melanomi. Alcune diapositive hanno mostrato i segnali di pericolo mettendo l’accento sui rischi di vari soggetti. Ha fatto un breve escurso sulle possibili terapia e sull’iter diagnostico e terapeutico. Ma ha mostrato con dati sul decorso della malattia e sulla mortalità la pericolosità del melanona evidenziando che la loro prognosi è molto severa e certamente peggiore di altri tumori come quqllo della mammella e del polmone se non preso in fase iniziale. Ecco perchè la prevenzione primaria e secondaria sono fondamentali. 3) vi è stato anche un momento caratterizzato da un dato polemico ma che più che polemico vuole essere uno stimolo alle istituzioni per una maggiore attenzione alla salute del cittadino meno burocrazia e più cuore . Anche se la crisi in tutti i settori e anche nella sanità con il loro taglio sulle spese crea problemi importanti I clubs con la loro campagna di sensibilizzazione sono andati oltre e avevano regalato all’Ospedale di Portogruaro un videodermatoscopio completo di ogni componente per fare una diagnosi accurata e fare una mappatura utile soggetti a rischio. Tale donazione era stata a Portogruaro in quanto Portogruaro era l’unico centro della nostra ASL senza videodermatoscopio in ambiente pubblico. A San Donà ve ne è uno in Casa di Cura Rizzola. A Jesolo ve ne è uno che era stato regalato anch’esso da quasi 6 anni ma era sempre rimasto imballato e mai usato. A Portogruaro mancava. Orbene nonostante i solleciti abbiamo potuto appurare che a distanza di un anno nulla è cambiato in pratica. La Casa di Cura Rizzola ha ed usa un videodermatoscopio moderno e fa nel caso necessiti la mappatura L’Ospedale di Jesolo ha il videodertmatoscpio completo di tutti gli accessori e , sembra , perfettamente funzionante. Ma rimane sempre imballato o chiuso in qualche stanza e mai usato L’Ospedale di Portogruaro e il suo territorio non ha nessun videodermatoscopio . Il videodermatoscopio regalato a Portogruaro, dopo mesi , è stato trasferito all’ambulatorio del distretto a Musile di Piave . In tale ambulatorio giace in pace e non è mai stato usato. Il Dr Stocco ci aveva assicurato che tali dispositivi medici sarebbero stati utilizzati e nell’ultimo colloquio avuto in settembre aveva preso l’impegno di metterli in funzione. Il fatto che non siano utilizzati lo sappiamo da pazienti che sono stati visitati dalle dermatologhe a Jesolo e a Musile e che hanno riferito il loro non uso. Ma lo sappiamo anche dalle due dermatologhe che hanno confermato di non avere mai usati dai dispositivi adducendo motivazioni diverse. La gente presente ha proposto che i politici locali e i sindaci intervengano e l’Assessore Luca Antelmo si è impegnato a portare il problema alla Conferenza dei Sindaci. Ci auguriamo e tutti si augurano che si presti una maggiore attenzione a questo problema La serata si è conclusa con domande dal pubblico che molto attento non ha lasciato la sala se non alla fine della riunione soddisfatta di un qualcosa che viene fatto per la popolazione tutta Soto riportiamo la locandina della serata
 
MPSystem collabora nella Campagna di Prevenzione del Melanoma la sostiene
 
La MPSystem ha sostenuto e collaborato nella campagna di Diagnosi precoce e nella sensibilizzazione verso il Melanoma. A Caorle venerdì 23 novembre si terrà la giornata conclusiva e saranno riportati i dati e i risultati ottenuti I risultati ci sono stati forniti dalla Anatomia Patologica. Spiace solo che nonostante le promesse il videodermatoscopio regalato all’Ospedale di Portogruaro sia rimasto dopo un anno ancora mai utilizzato La burocrazia non ha vinto però perchè noi abbiamo ottenuto almeno quello che volevamo
 
Prevenzione dell’Osteoporosi nelle pazienti operate di tumore del seno
 
Riportiamo qui un interessante articolo scritto per noi dal Dr Francescon sulla prevenzione della osteoporosi nelle donne operate di tumore al seno. La osteoporosi è causa di fratture e di lesioni quindi agli arti inferiori. La osteoporosi è quindi la causa di lesioni che possono essere trattate con la ossigenoterapia a secondo il parere del medico e dello specialista Prevenzione dell’Osteoporosi nelle pazienti operate di tumore del seno A cura di: Dott. Alessandro Francescon, Specialista in Geriatria e Gerontologia Ambulatorio di Osteoporosi – Casa di Cura Sileno e Anna Rizzola, San Donà di Piave (Ve)- Il tumore della mammella è una delle più comuni malattie tumorali della donna, ma, fortunatamente, la mortalità per questa malattia è diminuita drasticamente negli ultimi anni per la possibilità di una diagnosi precoce e la maggiore efficacia del trattamento terapeutico. Una caratteristica peculiare di questo tumore è la sua sensibilità agli ormoni sessuali femminili. Pertanto, oltre a interventi terapeutici come la chemioterapia e la radioterapia sono state introdotte terapie con farmaci che determinano la riduzione della secrezione di tali ormoni o della loro attività. Tra i farmaci più usati nel trattamento del tumore mammario si riconosce il Tamoxifene, sviluppato negli anni ‘70 e che è stato il farmaco di prima scelta per almeno i 20 anni successivi; più recentemente, sono entrati nella pratica clinica anche gli inibitori dell’aromatasi. In questa trattazione, non ci addentriamo nella indicazione clinica sulla scelta di un farmaco rispetto all’altro, che spetta ovviamente all’Oncologo, ma ci limiteremo esclusivamente a considerazioni legate agli effetti collaterali di questi farmaci nei confronti dell’Osteoporosi. E’ da rilevare che, mentre gli inibitori dell’aromatasi aumentano il rischio di Osteoporosi, il Tamoxifene sembra addirittura ridurlo. Quest’ ultimo farnaco ha un’azione antiestrogenica selettiva, agendo, in questa, soprattutto a livello mammario più che a livello osseo. L’Osteoporosi, come è noto, è una malattia in cui vi è riduzione della densità minerale ossea (BMD) che determina una fragilità dello scheletro e un aumento del rischio di fratture con conseguenze, a volte, invalidanti e con impatto notevole sulla qualità della vita. Malattia silente e insidiosa, spesso il sintomo del suo esordio è una frattura. L’incidenza delle fratture da fragilità ossea nelle donne sopravissute al tumore mammario è superiore a quella riscontrabile in donne sane. Una strategia di prevenzione dell’Osteoporosi si rende, pertanto, necessaria nelle donne affette da tumore mammario, soprattutto se assumono terapia con inibitori dell’ aromatasi o hanno seguito altri interventi terapeutici, quali la chemioterapia o la radioterapia. Altrettanta attenzione andrà riservata anche per queste pazienti alla individuazione degli altri fattori di rischio di Osteoporosi. La densità minerale ossea andrà monitorata almeno ogni 2 anni. Un trattamento terapeutico si renderà necessario, soprattutto, nelle pazienti con una perdita annuale della densità minerale ossea del 5 % o più.
 
La Chirurgia: cosa é e cosa tratta ?
 
Con questo breve video voglio spiegare con parole semplici cosa significa ” Chirurgia” e di cosa si occupa la chirurgia. Che patologie tratta e come si è passati da una chirurgia ad una altra chirurgia con il passare degli anni