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INDICAZIONE DI PROTOCOLLI DI UTILIZZO PER LA CAMERA PER OSSIGENOTERAPIA TOPICA, E PER LA PROSECUZIONE DELLA TERAPIA ANCHE NELLA FASE DI POST-DEGENZA DEL PAZIENTE
 

INDICAZIONE DI PROTOCOLLI DI UTILIZZO PER LA CAMERA PER OSSIGENOTERAPIA TOPICA, E PER LA   PROSECUZIONE DELLA TERAPIA ANCHE NELLA FASE DI POST-DEGENZA DEL PAZIENTE

 

 

 

Per una corretta applicazione con risultati positivi di tale terapia si devono considerare:

 

a)      indicazioni

b)     metodologia di trattamento

c)     Durata di trattamento

d)     Valutazione dei risultati

 

 

Indicazioni

 

Tutte lesioni trofiche localizzate agli arti inferiori che abbiano soluzioni di continuo della cute, la sede principale  è la gamba.   La lesione alla coscia è rara e al momento non è stata presa in considerazione. La terapia viene applicata a lesioni con cause o concause varie anche se con risultati variabili. Per le seguenti patologie:

  • Ulcere flebostatiche (frequenti e con percentuali di guarigioni variabile dal 60 all’80% secondo le concause e fattori patologici associati).
  • Ulcere diabetiche (piede diabetico) .Tali lesioni comprendono sia le lesioni trofiche dei tessuti cutanei e sottocutanei che quelle con osso esposto e interessato. Tali lesioni sono frequenti con percentuali di guarigioni variabili dal 70% al 90%
  • Ulcere in arteriopatici. Non frequenti . Risultati inferiori sia soggettivamente che oggettivamente
  • Lesioni traumatiche. Discretamente frequenti con risultati buoni ma molto variabile per le condizioni generali e locali associate.
  • Lesioni iatrogene e su base neoplastica. Rare con risultati molto variabili da caso a caso.

 

 

Metodologia del trattamento

 

L’esperienza maturata nel corso degli ultimi anni ha visto modificare l’approccio e la metodologia del trattamento delle ulcere trofiche degli arti inferiori in quanto;

  • tali lesioni sono croniche (a parte le lesioni postraumatiche).
  • tali lesioni sono state trattate nel corso della loro cronicità con metodologie varie e variabili a secondo gli operatori sanitari.

 

 

 

 

Riteniamo in base alla esperienza maturata e ai principi generali che abbiamo esposto il percorso terapeutico possa seguire queste direttive

 

1)      Indicazione, per quanto possibile, precisa alla ossigenoterapia. Tale indicazione deve essere posta da un medico specialista in chirurgia, chirurgia vascolare, dermatologia, diabetologia o da un medico che abbia un’esperienza e competenza su tale patologia e con conoscenze sulle patologie correlate alla etiologia di tali lesioni.

2)      La lesione per trarre vantaggio dalla ossigenoterapia deve essere detersa . La detersione può essere fatta con semplice detersione medica o con detersione chirurgica rimuovendo escare e tessuto necrotico in modo da far venire l’ossigeno a contatto dei tessuti con possibilità di granulazione.

3)  La possibilità della ossigenoterapia e la modalità di somministrazione deve essere saggiata e valutata da personale medico o paramedico in quanto la sensibilità alla dose, al tempo e alla umidità sono individuali.

4)  Le uniche sostanze usate dalla medicazione sono rappresentate da soluzione fisiologica per la detersione prima e dopo l’applicazione dell’ossigeno. Non vengono usate betadine o medicazioni vasellinate o che non lasciano passare l’ossigeno.

5)      Se la lesione è dolente , oltre ad aumentare l’umidità si può bagnare la lesione con marcana o altro anestetico locale.

 

 

La procedura corretta in sequenza è la seguente.

  • Sfasciatura della lesione
  • Sua detersione con garza bagnata con fisiologica (non coprire la lesione con nessuna medicazione);
  • Introduzione dell’arto nella camera per ossigeno
  • Chiusura della stessa possibilmente sopra al ginocchio
  • Erogazione dell’ossigeno in prossimità della lesione a secondo la sensibilità del paziente con un flusso tra i 3 e i 4 LT al minuto per 10 minuti e quindi a 2 LT al minuto
  • La durata complessiva salvo casi particolari è di un’ora.
  • Alla fine eseguire detersione con garza bagnata di fisiologica e quindi coprirla con garza con la stessa soluzione  o con anestetico locale se la lesione è dolorosa.

 

Durata del trattamento

        

La durata del trattamento per giorno è indicata dal medico che pone l’indicazione e che segue il paziente e l’evoluzione della ferita, in ogni modo consigliamo le seguenti direttive:

  • Il trattamento deve essere  eseguito giornalmente.
  • E’ preferibile eseguire due applicazioni al dì di un’ora ciascuna

Il miglioramento viene constatato generalmente dopo 10-15 giorni e diviene evidente alla terza settimana di applicazioni, ogni caso comunque  presenta delle variabili  individuali date dal soggetto che presenta fattori etiologici e patologie concomitanti variabili.

Non ci sono controindicazioni anche per il trattamento  anche di 4 ore al giorno secondo l’esperienza di diversi casi ai quali era stata prescritta la terapia per tale durata.

 

 

Valutazione dei risultati

 

E’ utile e dovrebbe essere prassi che la lesione sia fotografata al momento della prima visita e prima della detersione chirurgica o medica.

La lesione sarà poi fotografata ad intervalli regolari decisi dall’equipe medica.

Con software opportuno si possono misurare i diametri della lesione, la sua profondità, la sua superficie e la sua circonferenza. Con le stesso software si possono eseguire e registrare dei grafici che dimostrino il comportamento della lesione e l’efficacia o meno della terapia.

In una scheda è consigliabile annotare le variazioni oggettive ma anche le impressioni soggettive riferite dal paziente.

Vengono prese in considerazione

–       i dati del paziente

–       le cause

–       i fattori concausali

–       le patologie associate

–       i farmaci in uso

–       la nascita e la durata della lesione

–       i sintomi dichiarati dal paziente

–       la secrezione

–       le caratteristiche della lesione e del tessuto di granulazione

 

 

Possibilità di domiciliazione della cura a casa del paziente

 

Le peculiarità dell’ossigeno per via topica, sono individuabili, nell’assenza di controindicazioni, nel basso costo, nella semplicità applicativa, ma soprattutto nella necessità di una certa durata e continuità, (tale terapia produce migliori risultati dopo circa tre settimane regolarità applicativa). La durata del ciclo terapeutico dell’ossigeno per via topica  difficilmente si coniuga con il periodo di degenza ospedaliera (in altri paesi Europei -P.D.L. 4409/2003-, le ulcere croniche vengono curate a casa del paziente). Per questo l’esperienza diretta ci ha indicato un percorso terapeutico armonizzabile con una degenza ospedaliera di breve durata (5-7 giorni).

 

 Nel corso degli anni abbiamo ottenuto la prima certificazione per il nostro modello domiciliare che poi è stata rinnovata secondo le norme vigenti.  Questo modello utilizzato a domicilio  del paziente per  terapie di medio-lunga durata, permette di abbattere i costi sociali e di garantire la  continuità applicativa richiesta. In questo modo abbiamo già curato pazienti con ulcere di vario tipo  con ottimi risultati e con spesa minima.

 

Attualmente la tariffa di nolo applicata ai pazienti è di 160€ (IVA 4%)  mensili, questa tariffa è generalmente accettata, e comprende anche l’assistenza telefonica ed a domicilio per qualsiasi problematica inerente la terapia. Questi costi non sono ancora rimborsati dal S.S.N., ma la fattura è detraibile.

 

Una struttura pubblica o privata  ha  in questo modo la possibilità offrire un servizio completo ai vari pazienti, aumentandone il grado di soddisfazione, e monitorando costantemente l’evoluzione della patologia con delle visite con cadenza settimanale, ma senza impegnare pesantemente la struttura ed il personale.(linee guida già previste da una proposta di legge in discussione all Camera, e applicate in molti paesi dell’Unione Europea).

 

 
Una nuova terapia per le ulcere degli arti inferiori e del piede diabetico. La ossigenoterapia normobarica topica
 

Una nuova terapia per le ulcere degli arti inferiori e del piede diabetico.

La ossigenoterapia normobarica topica

 

Le ulcere degli arti inferiori rappresentano una patologia frequente (1% della popolazione e 3,5% della popolazione over 65 anni).Colpisce maggiormente la popolazione femminile con un rapporto circa di 3 a 1.Trattasi di malattia cronica invalidante la cui terapia non è standardizzata e presenta vari problemi sia medici sia sociali. Il trattamento comporta, infatti, elevati problemi non solo medici ma in modo particolari sociali e tra questi assume particolare rilevanza il costo a carico del paziente, della collettività e delle spesa a carico del sistema sanitario nazionale

Eziologia : -flebostatiche: come complicanza di insufficienza venosa superficiale (varici) o di insufficienza venosa profonda (sindrome postflebitica); Arteriose (ischemiche); Diabetiche; Traumatiche;  collagenopatie

Tipi di terapia a disposizione

Medica: che comprende il trattamento farmacologico (generale e topica); Chirurgica: sia per eliminare le cause che per trattare le complicanze arrivando fino alla chirurgia plastica; Camera iperbarica.

Terapie a confronto

L’ossigenoterapia iperbarica locale rappresenta la tappa evolutiva di quell’utilizzata negli ultimi trent’anni per il trattamento di diverse patologie legate   a deficit circolatori o a patologie infettive . L’ossigeno somministrato agisce sui tessuti devitalizzati o, comunque, sofferenti, con meccanismo da contatto e mediante l’azione della componente disciolta nel sangue in parte legata alla emoglobina, in parte disciolta nel sangue come componente libera (quest’ultima rappresenta la componente attiva della sostanza). Nella camera iperbarica generale si ottiene un aumento della pressione ambientale (iperbarismo) mentre rimane invariata la concentrazione o pressione parziale di ossigeno.

Tutto questo determina un aumento della disponibilità di ossigeno da parte dei tessuti sia per quanto riguarda la componente da contatto che quella disciolta nel plasma.

Vi sono delle controindicazioni che limitano l’uso della camera iperbarica. Queste sono mediche, personali e sociali. E sono principalmente: Mediche: malattie cardiocircolatorie, respiratorie e cocleovestibolari ;  Personali: problemi psicologici oltre alla claustrofobia; Sociali: difficile reperibilità (poche e private), mancanza di posti letto, costi alti di produzione e di utilizzo e difficoltà di strutture ospedaliere o dei soggetti domiciliari al raggiungimento delle camere stesse con aumento dei costi sociali e personali.

Ossigenoterapia in normobarismo

La soluzione a tanti problemi della camera iperbarica si possono trovare nella ossigenoterapia in normobarismo applicata in maniera distrettuale.Il concetto sostanziale è quello di consentire l’applicazione locale della terapia eseguita in camera iperbarica a patologie ad estensione limitata con il vantaggio di non avere controindicazioni assolute. Non si lavora in iperbarismo ma in normobarismo e non si lavora quindi introducendo tutto il corpo nella camera iperbarica ma soltanto la parte del corpo che abbisogna della ossigenoterapia. Vengono quindi a cadere tutte le controindicazioni e si abbattono i costi sia personali sia sociali. Nella camera per ossigenoterapia distrettuale  la percentuale di Ossigeno all’interno (a contatto con la lesione) è circa del 95% rispetto al 21-23 % presente nella camera iperbarica generale.  In tale maniera (minor ossigeno disciolto nel plasma, ma aumento dell’ossigeno a contatto con l’ulcera) si ottiene un effetto terapeutico poco dissimile da quello che si ottiene nella camera iperbarica tradizionale, in quanto l’iperbarismo ridotto viene compensato dall’aumento della disponibilità di ossigeno.

Vantaggi: Elevata compliance; Efficacia documentata; Basso costo d’acquisto e d’esercizio; Facile disponibilità della terapia; Assenza di controindicazioni assolute; Rapida formazione del personale.

PROTOCOLLO CLINICO: quali pazienti trattarli e come trattarli

Pazienti  con ulcere flebostatiche; Pazienti con ulcere diabetiche; Paziente con lesioni traumatiche o neoplastiche o ustioni parcellari o in attesa di innesto dermoepidermico di qualsiasi età anche se la patologia si riscontra maggiormente tra i 50 e 80 anni. Si deve considerare le patologie correlate o favorenti: arteriopatia,flebopatia; diabete, trauma , osteomielite aperta o chiusa, collagenopatia in terapia con cortisone

Deve essere valutato al momento dell’inserimento del paziente l

la presenza di tessuto necrotico, la facilità al sanguinamento, la quantità e composizione dell’essudato, la presenza e tipologia dei patogeni, il PH della ferita,la compromissione del gradiente di O2, il danno neurologico periferico (in particolare per la patologia diabetica),, il diametro della lesione, la profondità della ferita , la non corretta gestione della malattia e il dolore o bruciore o fastidio del paziente

Durata e modalità di trattamento:

  • Variabile a secondo la patologia e i risultati e il decorso
  • Il paziente avrà un trattamento quotidiano 7 giorni su 7 e sarà di  1 o 2 ore il giorno (distanziati di 6 ore)
  • Non si tiene conto della pressione barometrica all’interno della camera distrettuale in quanto ininfluente , mentre si dovrà invece valutare il grado umidità e il gradimento del paziente secondo il grado di umidità che viene variata aggiungendo acqua all’interno

 

Conclusioni  e risultati : Dato che si tratta di patologia cronica l’ulcera flebostatica e quella ischemica non possono giungere ad una guarigione definitiva se non viene tolta la causa, si deve tendere allora ad una migliore qualità di vita, tutti i casi trattati hanno visto diminuire la secrezione (100%), migliorare la sintomatologia soggettiva (90%) mentre il miglioramento obiettivo si è visto nel 85 % dei casi.  Sono stati trattati  ulcere flebostatiche;  ulcere ischemiche in ASO + miste ;  osteomieliti;  lesioni traumatiche; Ustioni; Microfratture

Il dispositivo ULCOSAN ( mod. CID 700/A e modelli seguenti )   è presente sia in Presidi Ospedalieri e Case di Cura private, ma vi è anche in versione domiciliare . La sua semplicità di utilizzo (la cura dei soggetti si può svolgere sia in ospedale sia tra le mura domestiche può essere noleggiato direttamente dal paziente, il quale con l’ausilio di un familiare può provvedere alla propria terapia, tra la tranquillità delle pareti domestiche e con la continuità che solo tale facilità di applicazione permette.

Quest’esperienza sta producendo risultati molto positivi, sia dal punto di vista terapeutico, che da quello del gradimento del paziente, tutto ciò armonizzato con un bassissimo costo sociale, sia per il privato, sia per le strutture sanitarie. Si tratta quindi di uno strumento utile, a basso costo e privo di controindicazioni per un numero rilevante di soggetti affetti da varie patologie ma in particolare per coloro che presentano lesioni devitalizzate degli arti inferiori. La facilità di applicazione e l’assenza di rischio nell’utilizzo la rendono adatta  sia negli ospedali, negli ambulatori,  sia tra le pareti domestiche.

 
Il Piede diabetico vuol dire poco ma spesso vuole dire molto
 

Il Piede diabetico è un termine vago e nello stesso tempo preciso.

Vago in quanto può indicare il paziente che ha il diabete e che presenterà prima o poi dei problemi al piede. Problemi di vario tipo. Ma vago anche perchè non parla di quale patologia  si tratta se non che il soggetto ha il diabete. Ma a noi interessa sapere se il piede di un diabetico ha una patologia o è solo un piede che appartiene ad un diabetico.

Ma nello stesso tempo è un termine preciso in quanto ci dice che un piede appartiene ad un soggetto diabetico e come tale deve essere osservato , studiato e aiutato a non andare incontro a patologie delle quali alcune sono pericolose.

L’obiettivo principale del trattamento del piede diabetico è senza dubbio quello di prevenire l’ulcera plantare  e ogni altra patologia che può essere vissuta come complicanza di un piede diabetico.Il piede diabetico, infatti, costituisce la complicanza più pericolosa e invalidante del soggetto diabetico specie se questo si trascura.

Statisticamente si stima che il 5-10 % dei pazienti che soffrono di diabete e un 25% dei pazienti che hanno un diabete trascurato o perché non diagnosticato o perché il paziente non lo vuole riconoscere o perché il paziente non lo vuole curare, vanno incontro ad una complicanza più o meno grave ad uno dei loro piedi

Il problema nasce più frequentemente quando si instaura una lesione minima che non viene riconosciuta nella pianta del piede o nelle dita del piede. Spesso tale lesione avviene in modo spontaneo o traumatico ma non avvertito dal paziente che presenta normalmente una ipoestesia dovuta ad una neuropatia diabetica. Tale lesione , proprio perchè non avvertita, si complica facilmente con una infezione che si approfonda portando a fistole , a necrosi più o meno profonde , a macerazioni o ancora peggio a ascessi o gangrene di parte del piede con osteomieliti.

Queste lesioni sono quindi il primo passo di un processo patologiche potrebbe portare ad un piede diabetico acuto con complicanze che possono portare anche ad amputazioni minori o maggiori.

Se il paziente non si reca velocemente dal medico o dallo specialista per eseguire velocemente un trattamento medico o chirurgico si arriva a processi gravi. Naturalmente il diabete deve essere controllato e deve essere instaurata una massime igiene che non può mancare e senza la quale nessun antibiotico o atto chirurgico può valere .

Quindi l’obiettivo di un medico quando si trova di fronte ad un soggetto con un piede diabetico, ancora prima che possa comparire una lesione deve dedicarsi ad informare il paziente alle possibili complicanze verso le quali può andare incontro  .

Deve poi studiare il paziente per capire come è il suo diabete, da quanto tempo e come viene curato e che dieta assume il paziente.

Poi deve fare un accurato esame obiettivo e l’esame dei piedi è fondamentale. Deve andare alla ricerca di punti deboli o di minime lacerazioni o ferite. Deve anche valutare il grado di sensibilità e di irrorazione. Se l’esame non basta lo deve fare vedere ad un neurologo per valutare la neuropatia eventuale e lo deve fare vedere al collega vascolare che con l’aiuto di un Doppler arterioso e venoso e di eventuali altri esami più precisi come AngioRNM o angioTAC possono dare valutazioni più precise.

Come abbiamo sempre detto e come tutti i Centri che funzionano , ci si deve avvalere di un podologo e di un posturologo oltra di un infermiere specializzato non solo nel diabete ma anche nella chirurgia delle lesioni del piede.

Il Team che deve seguire un piede diabetico deve essere composta da equipe che lavora come team multidisciplinare che lavora assieme o almeno in stretta vicinanza ma che si possa discutere dei casi assieme.

Il team o l’equipe medica deve visitare collegialmente il paziente diabetico per vedere come commina e eventualmente correggere le alterazioni dell’appoggio e della camminata; vedere come è la sua pianta del piede e vedere se costruire un plantare ad hoc, esaminare le condizioni preulcerative e tutte quelle lesioni che possono trasformarsi in lesioni con possibili foci infettivi. Deve quindi essere fatta la diagnosi e importare la diagnostica e la terapia delle lesioni che si evidenziano.

Importante sempre e in ogni caso instaurare un colloquio con il paziente o con il soggetto diabetico per avere la sua fiducia e poter eseguire una educazione dei vari aspetti che possono interessare il diabetico.

La visita eseguita da ogni specialista deve essere se possibile in formato digitale e informatizzata con libero accesso a tutti gli specialisti. Devono essere registrate tutte le visite, tutti gli esami , tutte le richieste di consulenze , tutti gli atti medici che vengono eseguiti

In questa maniera si potrà giudicare o obiettivizzare l’evoluzione della patologia e se possibile o almeno auspicabile documentare le lesioni con foto o con video.

Risolta la situazione che lo ha portato al centro diabetico, si deve instaurare la prevenzione de piede diabetico in modo che il piede diabetico non passi a diventare un piede diabetico complicato. Deve essere preso in carico dal centro al quale si è presentato e dati i consigli per dieta, per terapia, per scarpa o plantare e per tipo di camminata che deve fare, si devono programmare le visite di controllo che sarà bene che siano sempre collegiali o in team

Per la maggior parte dei paziente guariti o senza lesioni in atto è sufficiente una vista annuale con esami che lo specialista programmerà a secondo le necessità.

Se il paziente è a rischio , ha lesioni preulcerative o presenta lesioni minime allora sarebbe opportuno programmare un ricovero in day hospital o daysurgery per valutare bene i fattori di rischio e definire completamente la sua situazione e i rischi

Chiaramente se il paziente guarito ritorna alla nostra osservazione con una lesione in atto che presenti flogosi o possibile evoluzione acuta si deve programmare un ricovero ordinario. E’ vero che attualmente si combatte contro i tagli della sanità e la crisi ma in certi casi un ricovero per eseguire in modo urgente esami e per eseguire una terapia in tempi brevi diventa indispensabile

Come si vede il termine piede diabetico sembrerebbe generico ma spesso è un termine che implica una patologia che deve essere definita per evitare complicanze gravi che possono arrivare ad amputazioni minori o maggiori.

 
La MPSYSTEM si espande con ULCOSAN
 

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Ulcosan e Ulcosan Plus  cercano di  risolvere i problemi delle ulcere degli arti inferiori e del piede diabetico con risparmi per la sanità pubblica e dei privati. Siamo lieti di annunciare la collaborazione con la nota organizzazione Alerta Medica. Prossimamente  la collaborazione si potenzierà con Monte Medica 

 

 
(English) Ulcosan is in a fabulous Year 2014
 

 

 

 
La MPSYSTEM augura un Sereno Natale e una 2014 pieno di salute !
 

 

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Ulcosan e Ulcosan Plus vi aiuteranno a risolvere i problemi delle ulcere e del piede diabetico nel 2014 

 
DIABETE: 3MILA CARTOLINE PER L’ASSESSORE COLETTO
 

 

 

 

 

Noi appoggiamo questa iniziativa a favore dei Diabetici del Veneto Orientale ma che va a vantaggio dei diabetici di tutto il Veneto

Durante la Giornata Mondiale del Diabete celebrata lo scorso 9 e 10 novembre, a tutti i cittadini, presenti ai circa 30 incontri di prevenzione e informazione sulla malattia organizzati in varie piazze del Veneto, era stata consegnata la cartolina che recava l’appello: “Io al Diabete non gliela do vinta, e tu?”.

3mila persone hanno firmato altrettante cartoline che, ora, a un mese di distanza dall’evento, saranno consegnate al loro destinatario: l’Assessore Regionale alla Sanità Luca Coletto.

Martedì 10 dicembre, dalla Stazione Ferroviaria di San Donà di Piave (centro di raccolta del Veneto di tutte le cartoline firmate) il coordinatore delle Associazioni Diabetici del Veneto, Giovanni Franchin, partirà con il treno delle 10.46 diretto a Venezia, dove consegnerà personalmente nelle mani dell’assessore le 3mila cartoline.

All’arrivo a Venezia una barca accompagnerà il coordinatore Franchin fino a raggiungere l’approdo di Palazzo Balbi, dove, alle 13.30 sul pontile, ci sarà ad attenderlo l’assessore Luca Coletto.

Nel Veneto ci sono circa 250mila persone malate di diabete, ma più di 130mila non sanno di avere questa malattia. La mancanza di informazione e prevenzione può far crescere per queste persone la probabilità di sviluppare delle gravi conseguenze fisiche come infarti, ictus o seri problemi agli occhi, ai reni o ai piedi.

Una persona con diabete mellito ben informata, motivata, che accede alle cure specialistiche, ai farmaci e ai presidi appropriati, probabilmente manterrà il proprio diabete in equilibrio senza troppe difficoltà, e riuscirà a evitare o ritardare la comparsa delle complicanze vascolari, continuando a essere un soggetto attivo nella sua famiglia, sul lavoro e nella comunità.

Le cartoline indirizzate all’Assessore Regionale alla Sanità Luca Coletto recano sul retro una richiesta specifica, ossia un investimento fattivo in cure e prevenzione, affinché sia garantito l’accesso appropriato alle visite specialistiche, ai farmaci e ai presidi necessari per la sfida quotidiana alle complicanze del diabete. In particolare si richiede di mettere in pratica le raccomandazioni del Piano Nazionale Diabete redatto dal Ministero della Salute e accolto in estate nella legislazione regionale.

Una richiesta d’aiuto quindi che può fare la differenza per migliaia di persone, perché non sia il diabete ad averla vinta ma la salute dei cittadini.

 

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ULCOSAN e prossimamente ULCOSAN PLUS
 

All’interno nella sezione ” Articoli ”  passiamo in rassegna le principali terapie che abbiamo a disposizione per curare le lesioni trofiche ( ulcere e piede diabetico) . Vediamo che l’uso di Ulcosan e prossimamente di Ulcosan plus sia una opzione terapeutica utile , con ottimi risultati e senza alcuna controindicazione

 
Terapie a disposizione per trattare le Ulcere degli arti inferiori
 

Tipi di terapia a disposizione

Terapie a disposizione 

La scelta naturalmente compete al medico

Medica: che comprende il trattamento farmacologico (generale e topica) e il trattamento combinato dato da medicazioni e farmaci.

Chirurgica: sia per eliminare le cause che per trattare le complicanze arrivando fino alla chirurgia plastica.

Camera iperbarica. Che si basa sul principio dell’ossigenoterapia in iperbarismo.

Camera normobarica. Che si basa sul principio dell’ossigenoterapia in normobarismo

 

Terapie a confronto

L’ossigenoterapia iperbarica locale rappresenta la tappa evolutiva di quell’utilizzata negli ultimi trent’anni per il trattamento di diverse patologie legate   a deficit circolatori o a patologie infettive

L’ossigeno somministrato agisce sui tessuti devitalizzati o, comunque, sofferenti, con meccanismo da contatto e mediante l’azione della componente disciolta nel sangue in parte legata alla emoglobina, in parte disciolta nel sangue come componente libera (quest’ultima rappresenta la componente attiva della sostanza).

Nella camera iperbarica generale si ottiene un aumento della pressione ambientale (iperbarismo) mentre rimane invariata la concentrazione o pressione parziale di ossigeno.

Tutto questo determina un aumento della disponibilità di ossigeno da parte dei tessuti sia per quanto riguarda la componente da contatto che quella disciolta nel plasma.

Vi sono delle controindicazioni che limitano l’uso della camera iperbarica. Queste sono mediche, personali e sociali. E si possono così riassumere:

Mediche: malattie cardiocircolatorie, respiratorie e cocleovestibolari

Personali: problemi psicologici oltre alla claustrofobia

Sociali: difficile reperibilità (poche e private), mancanza di posti letto, costi alti di produzione e di utilizzo e difficoltà di strutture ospedaliere o dei soggetti domiciliari al raggiungimento delle camere stesse con aumento dei costi sociali e personali.

 

 Ossigenoterapia in normobarismo

La soluzione a tanti problemi della camera iperbarica si possono trovare nella ossigenoterapia in normobarismo applicata in maniera distrettuale.

Il concetto sostanziale è quello di consentire l’applicazione locale della terapia eseguita in camera iperbarica a patologie ad estensione limitata con il vantaggio di non avere controindicazioni assolute.

Il concetto di terapia normobarica distrettuale trova applicazione empirica nei principi e nelle applicazioni in diversi Reparti di Chirurgia generale ad indirizzo vascolare che in Reparti di dermatologia.

Non si lavora in iperbarismo ma in normobarismo e non si lavora quindi introducendo tutto il corpo nella camera iperbarica ma soltanto la parte del corpo che abbisogna della ossigenoterapia.

Vengono quindi a cadere tutte le controindicazioni e si abbattono i costi sia personali sia sociali.

 Differenze

Nella camera per ossigenoterapia distrettuale  la percentuale di Ossigeno all’interno (a contatto con la lesione) è circa del 95% rispetto al 21-23 % presente nella camera iperbarica generale. D’altra parte l’ossigeno disciolto nel plasma aumenta a 2% volumi rispetto al 6% che per effetto dell’iperbarismo si ha nella camera iperbarica. Noi otteniamo tali valori ponendo al paziente la mascherina e dando ossigeno tramite questa per via naso-orale.

In tale maniera (minor ossigeno disciolto nel plasma, ma aumento dell’ossigeno a contatto con l’ulcera) si ottiene un effetto terapeutico poco dissimile da quello che si ottiene nella camera iperbarica tradizionale, in quanto l’iperbarismo ridotto viene compensato dall’aumento della disponibilità di ossigeno, (In molti reparti e ambulatori chirurgici e dermatologici questo tipo di terapia viene da anni applicata in modo empirico e non standardizzabile, l’ossigeno viene fornito attraverso un tubo di polietilene collegato alla sorgente, l’ambiente viene creato attraverso un sacchetto di plastica chiuso attorno all’arto da trattare). La critica che si può portare a tale terapia applicata fino ad ora era quella di essere una terapia empirica, artigianale: non vi era una precisione per quanto riguardava la concentrazione dell’ossigeno, la concentrazione dell’umidità e il tempo di utilizzo era quindi soggettivo.

I buoni risultati della metodica ci hanno spinto a cercarne un’applicazione più razionale, ripetibile ed esteticamente gradevole che garantisse nello stesso tempo concentrazioni d’ossigeno, grado d’umidità, gradienti pressori noti con tempi d’utilizzo prevedibili.

Noi abbiamo anche presente che elementi fondamentali che ostacolano le terapie delle ulcere flebostatiche e in genere dei tessuti devitalizzati sono la diminuzione della tensione d’ossigeno e la presenza d’essudato e di tessuto necrotico.

Per risolvere queste difficoltà è allo studio l’ottimizzazione dell’ossigenoterapia con l’ausilio di farmaci attivi che vengano introdotti tramite nebulizzatore e che vadano a raggiungere le lesioni aperte. Una migliore ossigenazione delle cellule incentivate da farmaci che agiscano direttamente sui meccanismi cellula-cellula potranno essere utili in tutti i tessuti devitalizzati e anche nelle lesioni diabetiche.

vantaggi

  • Elevata compliance
  • Efficacia documentata
  • Basso costo d’acquisto e d’esercizio
  • Facile disponibilità della terapia
  • Assenza di controindicazioni assolute
  • Rapida formazione del personale.

Attualmente è in uso anche l’ossigenoterapia transdermica che viene eseguita mettendo un piccolo involucro che circonda la ferita e nel quale si introduce in modo continuo l’ossigeno.

Metodo buono che da sicuramente buoni risultati ma che non può essere certificato da un punto scientifico mancando valori standardizzabili

Si usa anche (Hiperbox) l’ossigeno localizzato ad una pressione a quella atmosferica. Anche questo è un buon metodo ma ha una controindicazione. la possibilità che agendo sui tessuti dell’arto possa creare stasi venosa o modesta ischemia da compressione

 
Lunedì 10 dicembre l’Assessore Coletto riceverà 3 mila ‘cartoline’ a favore dei pazienti dibiabetici
 

Appoggiamo questa importante iniziativa della Associazione Diabetici Basso Piave  diertta da Giovanni Franchin in quanto tutto quello che viene fatto a favore dei pazienti diabetici deve essere appoggiato, specie se le iniziative sono importanti e servono a sensibilizzare i politici

 

riportiamo quindi

lo scorso 10 novembre anche San Donà ha celebrato la Giornata Mondiale del Diabete.

Nell’occasione, sono state distribuite delle cartoline le quali, sottoscritte dai cittadini, saranno consegnate prossimamente all’Assessore Regionale alla Sanità Luca COLETTO.

 

Di seguito e nel comunicato in allegato (a cura dell’Associazione “Diabete Italia”)  tutti I particolari dell’evento.

 

Martedì 10 dicembre partenza dalla Stazione Ferroviaria di San Donà di Piave ( centro di raccolta del Veneto di tutte le cartoline firmate durate la giornata mondiale del diabete) alle ore 10.46  con arrivo alla stazione Santa Lucia alla ore 11.26

In fondamenta Santa Lucia ad aspettarci ci sarà  un’Associazione ………  di Venezia che con la loro barca ci trasporteranno lungo i canali di Venezia ( in Rio Novo –  affiancheremo la  Fondamenta Papadopoli poi  in Rio Ca Foscari  e  alla fine ci troveremo in Canal Grande con la prora verso il ponte di Rialto )  poche vogate e saremo all’approdo di Palazzo Balbi dove alle 13.30 ci sarà l’Assessore alla Sanità Luca Coletto  ad aspettarci.

 

La cerimonia di consegna avverrà sul pontile di Palazzo Balbi alle 13:30

 

Lunedì 10 dicembre l’Assessore Coletto riceverà 3 mila ‘cartoline’

 

Cerimonia di consegna all’Assessore Coletto delle 3 mila ‘cartoline all’Assessore’ firmate dalle persone con diabete. L’Assessore riceverà  il rappresentante delle Associazioni fra persone con diabete in Veneto che arriveranno con la barca a palazzo Balbi.

Il giorno 10 alle ore 13:30 verranno consegnate all’Assessore alla Salute Luca Coletto 3 mila cartoline firmate dai cittadini veneti nel corso della Giornata Mondiale del Diabete. Questa ‘petizione’ chiede alla Regione l’accesso appropriato alle visite specialistiche, ai farmaci e ai presidi necessari nella loro sfida quotidiana alle complicanze del diabete.

La consegna avverrà sul pontile di Palazzo Balbi.

Il Coordinatore della Giornata Mondiale del Diabete arriverà alla stazione di Santa Lucia alle 11.26.  in Fondamenta Santa Lucia salirà su una barca che lo porterà (via Rio Novo – Fondamenta Papadopoli, Rio Ca Foscari e Canal Grande prima del  ponte di Rialto all’approdo di Palazzo Balbi dove alle 13.30 l’Assessore alla Sanità Luca Coletto riceverà le 3 mila cartoline come un segno di collaborazione di tutti i veneti nella lotta a questa malattia.

 

Vi invitiamo a essere presenti per fotografare o a riprendere questo evento.

Nella stessa giornata manderemo comunque un comunicato stampa con le fotografie

 

In ogni caso verrà effettuata a nostra cura una ripresa televisiva professionale di tutte le fasi della consegna.

Potete chiedere gratuitamente i filmati già dalle ore 15.00 a Videosound

Via XXVIII Aprile, 18, San Dona’ di Piave (VE)   
Referente: Gigi Salierno tel .340 684 3098

 

Il Coordinatore della Giornata Mondiale del Diabete in Veneto Giovanni Franchin è a disposizione per interviste telefoniche o di persona al numero  339 4968104

 

Queste cartoline chiedono alla Giunta Regionale di fare di più per aiutare le persone e i loro familiari a gestire il loro diabete e a fare la differenza tra una condizione sopportabile e una catastrofe per la salute della persona e per la vita della famiglia. In particolare si richiede di mettere in pratica le raccomandazioni del Piano Nazionale Diabete redatto dal Ministero della Salute e accolto in estate nella legislazione regionale.  

Accogliendo una proposta di Diabete Italia, durante la Giornata Mondiale del Diabete tra il 9 e il 14 novembre, nel corso dei circa 30 eventi organizzati per la Giornata Mondiale del Diabete in Veneto, i volontari delle Associazioni e dei Team diabetologici hanno chiesto ai cittadini di firmare delle ‘Cartoline all’Assessore’. 

Le persone con diabete infatti (si stima siano 250 mila nella nostra Regione) si impegnano quotidianamente a migliorare la loro alimentazione e fare esercizio fisico ma questo non basta per allontanare il rischio di infarti, ictus, cecità, dialisi e amputazioni. Occorre anche avere  accesso agli specialisti per i controlli periodici, ai presidi per l’autocontrollo,e ai farmaci appropriati.

Non sempre in Veneto questo avviene. Anzi si nota una riduzione nelle possibilità di accesso delle persone con diabete ad alcuni o a tutti questi strumenti.

 

Per approfondire

www.giornatadeldiabete.it/mediaregioni 

Contiene: un’intervista al Coordinatore Regionale della Giornata (con foto) e dati sul diabete nella Regione.  

www.giornatadeldiabete.it/dati

Contiene: Che cos’è la Giornata Mondiale del Diabete; Che cos’è Diabete Italia; il Logo della Giornata
Mondiale del diabete, un ‘visual’ della campagna stampa, un’immagine della ‘Cartolina all’Assessore’.

Per ulteriori informazioni:

Giovanni Franchin 339 4968104 – Mail : g.franchin@teletu.it       

Ufficio Stampa GMD        02.58312477  alberto@in-pagina.it 339 3354938